sabato 26 marzo 2011

7 BRISINO IERI

VII Capitolo
Brisino ieri
Dal dizionario i comuni del regno d’Italia edizione 1885 e 1900. Ed. Vallardi. Milano, pagina 389 del primo libro.

1885 Brisino, comune del Piemonte, formato dal capoluogo, e dalle frazioni di Passera, Vedasco, Binda e La Sacca; provincia, distretto militare, diocesi di Novara, circondario collegio di Pallanza, mandamento di Lesa, parrocchia di Brisino, dedicata alla SS.Trinità; popolazione (censimento 1900) 352 abitanti - E' posto in collina, presso il fiumicello Reale (Rià) Maggiore, a 450metri slm., a 52 km., da Novara, a 18 da Pallanza, a 8 da Lesa. Nell'autunno è assai frequentato dai villeggianti. Il territorio è lambito dal lago Maggiore, ha una superficie di 225 ettari, era coltivato a vite, alberi da frutta, castagneti, cereali, ortaggi, foraggio ecc. Vi si alleva numeroso bestiame. Il comune è attraversato dalla strada nazionale il Sempione. La strada dalla frazione Binda conduce a Stresa. L'ufficio postale, telegrafo, farmacia, alimentari e lo scalo sul lago più prossimo, è a Stresa a 4 km.; la stazione ferroviaria è ad Arona a 15 km. La popolazione è eminentemente agricola parla il Tarùsc e il dialetto del vergante, misto di voci lombarde - piemontese. Vi sono le scuole elementari comunali, di grado inferiore, l'Opera pia Leone, una congregazione di carità..
Chi leggerà questo testo nella speranza di conoscere la storia di Brisino, attraverso un’indagine, con la pazienza, che sappia collegare gli anelli sparsi nei documenti, in una visione metodica e complessiva, non resterà deluso. Troverà, le documentazioni che potrà, inanellare con la sua fantasia e potrà farsi così una personale storia di Brisino, (dall’insediamento dei suoi abitanti ai riferimenti con il passato ed il presente), gustare il fascino di una lingua-gergo scomparsa “Il Tarùsc” e vedere con i nostri occhi le bellezze di questo paese, che guarda il lago, con alle spalle le Alpi. E sarà la più bella. Sarà priva dei crismi ma ricca di sentimenti. Queste pagine vogliono essere dei ricordi ed un amore per il tempo trascorso, per un mondo scomparso. E così vanno lette. I ricordi, l’amore per questa terra, non sono argomento da tavole rotonde né si vivisezionano in laboratori anatomici. L'amore verso questa terra si accetta perché è vita, con tutte le bellezze e le debolezze degli uomini. Così deve essere accolto questo lavoro che vuole conservare e far conoscere quanto c’è rimasto in casa; perché le radici siano conservate; perché il vento della memoria non le spazzi via; perché la sedimentazione storica non le fossilizzi nell'oblio; perché coltivare le radici è promuovere la crescita integrale e sana della persona.

Le notizie documentate sui nuclei abitativi del nostro territorio risalgono ai secoli in cui la storia è già affermata da più di un millennio, credo di poter asserire che la nostra zona fu abitata o, per lo meno, frequentata dall’uomo fin dalla preistoria. La storia degli avvenimenti, incomincia, quando appare la scrittura e il ricordo rimane fissato da chi ne fu attore di persona o ne ha sentito parlare da chi li ha vissuti. Prima di queste testimonianze si ha la preistoria, che basa le sue ricostruzioni sui resti umani o sui resti archeologici delle prime abitazioni, delle tombe, delle armi primordiali. Nulla, quindi, può dirci del linguaggio, dei caratteri intellettuali o sociali, delle vicende di quelle popolazioni. Quelle remote civiltà si svilupparono prima e più rapi¬damente dove le popolazioni erano più intelligenti e più attive: soprattutto dove le condizioni geografiche, atmosferiche, ambientali erano più propizie. Le condizioni di clima e di suolo del nostro territorio presentavano l’optimum per i primi insediamenti. Gli studiosi di paleontologia e di paletnologia partono da un'indagine preliminare per la scelta del terreno di scavo, fondata sui dati della geologia e della geografia fisica e antropica che forniscono indicazioni significative sulle con¬ dizioni naturali di un insediamento, di un habitat. Questa ricerca, nei tempi moderni, fu facilitata dalla fotografia aerea per l'ingrandimento del campo visivo e per una percezione più sintetica di quella che si può avere al suolo. La fotografia aerea rivela ciò che l'occhio non può ve¬dere. Si può dire che l'aviatore sta all'archeologo come il radiologo sta al chirurgo. Tale metodo è stato ormai superato, ai nostri giorni, dalle apparecchiature elettroniche, come il georadar che, emettendo onde radio, consente di interpretare le stratificazioni fino a trenta metri sotto la superficie terrestre e di riprodurre un grafico con i profili delle eventuali cavità carsiche e il loro completo sviluppo sotterraneo. Con il geodar dell'evidenza, noi possiamo affermare che l'esposizione a levante del territorio ove sorge la Chiesa di S. Albino (costruita alla fine del primo millennio, il paese scompare per una calamità naturale, si dice che sia franato in seguito ad un terremoto intorno al 1200), la sua posizione arcuata, a riparo dagli agenti atmosferici, la sua struttura geologica, la friabilità del terreno con tendenza carsica, i suoi torrentelli, fornivano un habitat ideale per la gente primitiva. Il lago, poi, era sicura fonte di nutrimento e, perciò, presupposto di sviluppo. Come lo furono e lo sono le vie d'acqua. Soprattutto per le età remote vale il principio che la terra divide e l'acqua unisce. Le prime e le più grandi civiltà storiche sorgono e si affermano sui mari. Come ninfee. Il Mediterraneo fu la culla delle nostre civiltà. I primi insediamenti che si svilupparono furono quelli sorti sulle sponde di un fiume. Non c'è città importante senza fiume. Queste considerazioni, scientificamente valide anche per la nostra zona, furono suffragate negli anni cinquanta del secolo trascorso dal ritrovamento, in zona detta La Selva, di cavità e di reperti preistorici. Alcuni giovani nel 1959 , in una scorribanda ricreativa, perlustrarono una di quelle cavità e vi trovarono la mascella inferiore con denti di un animale ormai scomparso, altri denti molari sparsi e qualche scheggia di pietra. Non è il caso di risalire all'epoca del tyrannosaurus, dello stegosaurus e dell'apatosaurus che comunemente, ma erroneamente è chiamato brontosaurus. I giovani, freschi di studi, pensarono all'Ursus spleleaeus, spalancando le dighe della loro giovanile ed avventurosa immaginazione. Quei reperti furono inviati ad un gruppo, appena sorto, che, a Grignasco, si interessava di speleologia, stimolato dalla vicinanza del Monte Fenera. Ulteriore conferma c’è data dal rinvenimento e dallo studio su «Oscellana» n. 3 1977) di Alberto De Giuli, Vittorio Grassi, di numerose coppelle incise su roccia, alle quali finora non è stata data una precisa interpretazione ma che appartengono alla preistoria dell'arte. Affidiamoci, perciò, all'immaginazione contenuta nei binari di un’elementare conoscenza preistorica, per ricostruire lo svolgersi della vita primordiale su quelle parti delle nostre colline che ora chiamiamo Scaletta, Riccia, Campaccio, Pica, Aurunch, Rossea, Spelonca, La sacca, San Giovanni, Rondella, Tinella, Piano dei Ronchi, La Piana e La Selva, Pieu, Muntsant ecc.,. Non possiamo sapere se quell'insediamento avvenne già nell'età Paleolitica, della pietra grezza, o millenni più tardi, nell'età Neolitica, della pietra lavorata, circa seimila anni prima di Cristo. Accontentiamoci di seguirli nella dura e lenta evoluzione. Da cacciatori e pescatori diventarono contadini e pastori. Uscirono dalle caverne e si costruirono capanne. Scesero verso lago: sapevano ormai dominare, in parte, le forze degli animali e della natura. Conobbero il rame e i metalli: siamo già nell'età neolitica, nel quarto terzo millennio prima di Cristo. Furono in grado di affrontare e risolvere situazioni prima insormontabili. E si accorsero che il lago era bello. Si fermarono ad osservare i riflessi dell'acqua, al tramonto, liberi da paure ossessionanti. La lotta feroce per l'esistenza si era risolta in un’esistenza di lotta e di lavoro che permetteva ai sentimenti di affiorare e di innestarsi efficacemente sulla loro vita. Timidamente e faticosamente il progresso si avviò sicuro a scalare l'erta della civiltà anche sulle nostre colline.
La civiltà si sviluppa con la comunicazione che, permettendo lo scambio d’idee, di conoscenze, di scoperte e d’invenzioni, diffonde e stimola il progresso. Dal gran ceppo etnico, che globalmente è denominato «Mediterraneo», derivarono le prime popolazioni del neolitico in Italia: quelle che furono chiamate “Siculi” al sud e “Liguri” al nord. Costoro occuparono la parte nord-occidentale dell'Italia e, quindi, si può presumere anche la nostra zona. Comparvero volti nuovi: incominciò una nuova vita. Il flusso migratorio fu reso possibile e facilitato anche dal dissodamento graduale dei boschi, delle foreste e dei territori prima intransitabili, si apri un'era nuova che operò una profonda trasformazione nelle condizioni sociali ed economiche dell'Italia. Sappiamo che una delle tre regioni della Gallia, la Celtica, crebbe talmente per la fertilità delle terre, per l'attività dei suoi abitanti e per l'abilità dei governanti che il re stesso Ambigato incaricò due suoi nipoti, Sigoveso e Belloveso, di andare alla ricerca di nuove terre, per alleggerire il regno dall'incremento demografico, parallelo sempre alla crescita economica. Essi riuscirono a passare le Alpi, vincere gli Etruschi non lontani dal Ticino, stabilirsi nella pianura e fondare Milano. Dopo di loro altri gruppi invasero la regione, tra i quali i Salluvi, che si sparsero e si fusero con l'antica popolazione dei “Taurisci” e di “Liguri Lesi – Leponzi”. I Taurisci lasciarono un pezzo della loro lingua. Impropriamente a mio avviso si attribuisce agli ombrellai la nascita del gergo del Tarùsc. Giunsero certamente fino a noi. Ecco la prova documentata. Nel luglio 1975, durante i lavori di scavo per una nuova costruzione, in località Le Piane, a fianco della strada che porta al Cimitero, furono rinvenute quattro lastre di pietra con iscrizioni risalenti a un secolo avanti Cristo, usate, poi, nel Medioevo a formare una cassa rettangolare, che fu trovata vuota. Si deve all'appassionato cultore di storia e collaboratore del Gruppo Archeologico di Mergozzo e Vittorio Grassi di Gignese, la segnalazione dell'importante rinvenimento all'esperto studioso Alberto De Giuli, il quale pubblicò uno studio dotto e preciso su il - Bollettino Storico per la Provincia di Novara - n. 1 del 1978 con il titolo: “La stele funerarie Brisino”. Sullo stesso numero fu riportato un primo linguistico di Maria Grazia Tibiletti Bruno: “Brisino e l'epigrafia epicorica del Lago Maggiore”. Una particolareggiata analisi linguistica e una precisa classificazione fu pubblicata dalla stessa esperta studiosa «Sibriurn» vol. XIV 1978/79 del Centro di Studi Preistoria e Archeologici di Varese.
Ora la stele è custodite all'Antiquarium di Mergozzo, sulla prima, quella che pare la più antica, l'iscrizione recita:

Askonetio / Pianu In cui si ha un'inversione di elementi onomastici, personale segue il patronimico, perciò Pianu è il defunto figlio d’Askonetio.
Nell’altra stele epicorica la grafia è destrorsa:
Kiketu / Retalos: In cui Kiketu è il personale (come Pianu, nella prima) e Retalos è il patronimico.
Le iscrizioni delle altre due sono chiaramente di forma latina, anche se quella ritenuta più antica presenta alcune caratteristiche grafiche epicoriche:
Exobna/Diuconis, Etimologicamente Exobna significa “senza paura”.
In questa seconda epigrafe, posteriore alla prima è più curata nella grafia.
Exobna (figlia) di Diuco.
Luto / Artonis
Luto “figlio” d’Arto, la forma è già perfettamente latina, con il tipo analitico, in cui il nome del padre è messo dopo il nome personale, è al genitivo ed è sottinteso “figlio”. Come nel latino classico: Tulliola CiceronisTullio la figlia di Cicerone.

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Analoghe iscrizioni e forme grafiche e onomastiche sono state rinvenute non solo in zone a noi vicine come a Levo, nel Canton Ticino, a Gravellona, a Carcegna sul lago d'Orta anche in località lontane in Lomellina, a Voltino di Tremosine sul lago di Garda ci confermano tanti spostamenti di persone, i conseguenti scambi dì culture, di tradizioni e la lenta, talvolta sofferta, romanizzazione. A quei tempi, pur esistendo già nomi di luoghi (toponimi) dai quali sì indicavano popolazioni e persone (toponimici), la denominazione «Brisino» era dì là da venire. Donde venne e quando venne non c’è dato di sapere. Si parla di Bricíxíno e di Barzino su documenti del 1100 d. C. e seguenti. Su carte del 1600, custodite nel nostro Archivio parrocchiale e riportate nella seconda parte di questo libro, è scritto chiaramente Breysinum. Su documenti del primo Ottocento si è già trasformato in Brasino e Bresino. Per un breve periodo anche Brisino Borromeo. Ora è Brisino. La tendenza a semplificare e a facilitare la pronuncia ha sempre determinato queste riduzioni fonetiche in tutte le lingue e in tutti i tempi. Denominazioni più precise si ebbero con l'occupazione dei Romani. La dominazione e l'opera di colonizzazione dei nuovi conquistatori, che si affacciarono sulle sponde del lago e si sparsero in tutta la zona, incisero concretamente sulla vita delle genti Alpine che assimilarono costumi, usi e lingua. Monete, iscrizioni, vasi e suppellettili romane furono ritrovate a Lesa, ad Arona, a Baveno e nel vecchio Cimitero di Stroppino (1818). Carpugníno stesso deriva il suo nome dalla gente romana Calpurnia, come Vezzo dalla gente romana Vettia. Questo succedersi vorticoso di fotogrammi incompleti sono stati abbozzati unicamente per dare un filo direzionale: un filo di Arianna nel labirinto dei secoli. Ormai la nostra popolazione era romanizzata e, perciò, assai più civilizzata. Certamente fu coinvolta e, in qualche modo, partecipe di tutti gli eventi politici e sociali delle varie epoche. Il loro incontro, la loro convergenza condurranno l'uomo, ancora una volta, a varcare nuovi confini sull'onda dei flussi storici sia positivi che negativi. Infatti, dopo la caduta dell'Impero Romano, l'Italia fu invasa dalle popolazioni che i Romani chiamavano «Barbari». Costoro arrivarono anche nella nostra zona? E’ certo che, in seguito, fecero sentire la loro presenza i Longobardi, provenienti dalla Germania settentrionale. Essi divisero i territori in ducati, per meglio governare e ammini¬strare: il che significava per loro e a quei tempi... spogliare. Nell'isola di S. Giulio fu scoperta la tomba del duca Minulfo, morto nel 591 dopo Cristo. Tutti i territori occupati dai nuovi invasori furono chia¬mati Longobardia Lombardia. Il Vergante, che fece parte del ducato di Milano, e, quindi, anche la nostra zona, conobbero questi nuovi padroni che lasciarono un segno notevole negli usi e nei costumi delle nostre popolazioni. Quando Carlo Magno sconfisse i Longobardi nel 744, il Vergante e il nostro territorio passarono sotto l'Impero carolingio con regime feudale. Quale fosse, in quei tempi, l'estensione del Vergante non si sa di preciso: forse, inizialmente, si estendeva soltanto da Lesa a Baveno. E’ certo, però, che Brisino vi faceva parte. Verso il Mille, il Vergante fu governato da Capitani, istituiti da Ottone il Grande, imperatore di Germania, che discese in Italia a restaurare l'autorità imperiale e che conquistò la Lombardia (962). Impose l'ordinamento feudale energicamente a tutto il ducato di Milano e, quindi, anche al Vergante. In un documento dell'epoca si legge: "Istituì anche nelle valli dei Capitani che allora furono detti Vallesini e poi Valvassori". Costoro, secondo la gerarchia feudale, dipendevano politicamente e amministrativamente dall’Arcivescovo di Milano che vi esercitava, come sua diocesi, anche la giurisdizione spirituale. Uno storico cronista del 1600 scrisse che poco prima dell'anno mille si contavano nel Vergante quaranta località, corrispondenti ai paesi attuali, tra cui Brisino. Pur mantenendosi ancora la signoria politica e civile dell'Arcivescovo di Milano, sappiamo che nel 1133 il Vergante era già passato sotto la giurisdizione della diocesi di Novara. E’ pure nominata la pieve di Baveno con le sue cappellanie che erano le chiese dipendenti dalla pieve, nelle quali ancora non si poteva amministrare il Battesimo. In seguito fu concesso sia per l'aumento demografico, sia per ovviare a disagi delle popolazioni. Il primo registro dei Battesimi, conservato nell'Archivio parrocchiale di Magognino, parte dall'anno 1610 ed è comune ai due paesi che formavano un'unica comunità, di S. Albino. Così pure il Registro dei Matrimoni. Il Registro dei Morti, invece ha inizio nell'anno 1600 e accomuna i defunti dì «Bresino» e di “Magognino”. I parroci stilavano verbali, con grafia fitta e abbreviazioni usuali, specificando il nome del defunto, la paternità, il paese, l'età, il luogo del decesso e precisando che era morto in - Comunione di Santa Madre Chiesa - e che era stato sepolto nella «Chiesa» di S. Albino. Tale usanza si protrasse fino al 1628/29. Soltanto con il registro del 1630 risulta che i defunti venivano sepolti nel «Cimitero» di S. Albino. Prima di cedere la parola, la più sicura, ai documenti, si dovrebbe accennare, almeno, alla costruzione della Chiesa di S. Albino, ma purtroppo nessuna notizia ci sorregge. Inizialmente fu costruita una cappellina sull'area occupata dall'attuale navata destra: una porta con architrave e spallette in sasso, ora murata, suffraga quest’ipotesi. L'affresco portato alla luce nel 1963 è un'altra conferma dell'esistenza primitiva della cappella, perché la sua collocazione è completamente decentrata nei confronti della parete attuale: infatti, quando fu costruita la Chiesa, incorporandovi la cappellina si eliminò l'affresco troppo basso, coprendolo di intonaco, per collocare simmetricamente, in testa alla navata più alta, la pala del nuovo altare. L'affresco, che rappresenta la Madonna in trono una «Maestà» , fu visitato, dopo lo scoprimento, dalla prof.ssa Noemi Gabrielli, allora Soprintendente alle Gallerie ed alle Opere d'Arte del Piemonte, che lo giudicò opera del primo Trecento. Non è un affresco a muro: fu affrescato su un masso erratico, previa lisciatura e preparazione accurata del fondo. Il masso era già stato adattato edicola, in mezzo alla campagna, primo segno della pietà e centro di devozione religiosa. Quando la popolazione decise di costruire la prima capellina, il masso, contrassegnato da qualche simbolo religioso fu indiscutibilmente incorporato e collocato nel posto preminente, quasi pala d'altare, testimonianza certa e radicale della loro fede. Alla prima occasione lo fecero affrescare da maestro comacino di passaggio che, interpretando i desideri e la fede della popolazione, fervorosamente devota Madonna, la rappresentò in trono. Il bambino, in braccio alla Madre, tiene fra le dita rosolaccio: il fiore, comunemente detto papavero, accendeva i campi di segale che, a chiazze, indoravano il pendio e soprattutto Le Piane. Si ignora l'anno della costruzione della Chiesa. Siamo certi che si decise di ampliare la cappellina e dirittura di sostituirla, per l'aumento demografico, favorita dalle migliorate condizioni economiche, da immigrazioni e sempre più frequenti spostamenti di gruppi, alla necessità di da eventi politici o, più spesso, di zone fertili. E poi... a quei tempi, forse nessuno eludeva i doveri religiosi. E’ certo, comunque che tutti diedero il loro contributo di lavoro e di impegno, comprese le donne e i bambini. Questo avvenne dopo il Mille, alla metà del Trecento la Chiesa era già catalogata tra le chiese della zona, però la costruzione fu anteriore quasi certo che fu usata anche come lazzaretto. A ricordo rimane una cappella aggiunta a metà della navata destra e dedicata a S. Carlo, il Santo che, per la sua instancabile opera di misericordia fu chiamato «padre dei poveri». Là anche chiamato il Santo della peste per la personale dedizione durante la terribile peste del 1576. Altre notizie si potranno desumere dalla lettura dei documenti riportati nella seconda parte.

Lasciamo, finalmente, la parola ai documenti che ci porteranno dentro la vita passata della nostra comunità e sono lo scopo della ricerca. Per conservarli e renderli noti. Leggendoli, Vi sentirete immersi in quelle epoche, respirerete i sentimenti dei nostri predecessori, assaporerete la continuità della nostra piccola storia, ma non per questo la meno importante. La cronistoria va dal 1609 ai giorni nostri.

Traduzione letterale, dei documenti rispolverati negli archivi e riportati fedelmente.

Documenti.
Descrizione Anno
Descrizione Anno
A Nascita della parrocchia 1609 N Visita vicario Foraneo 1800
B Lite con Magognino 1796 O Occupazione Francese 1805
C Progetto nuova chiesa 1796 P Costruzione della chiesa 1805
D Nuove vertenze 1797 Q Fondi per la costruzione 1805
E Transazione tra le due comunità 1797 R Petizione dei Brisinesi 1805
F
Istituzione della nuova Vicaria 1798 S Acquisto Casa Parrochiale. 1805
G La dote del parroco 1798 T Brisino è Parrocchia 1805
H Appello al Vescovo 1798 U I Pastori della Comunità Brisinese 1789
I Risposta del Vescovo 1799 V Anagrafe dal 1789 al 2003 1789
L Divisione dei beni Z Riferimenti incrociati dei documenti 1900
M Nascita delle comunità 1799

Il documento più antico dell'Archivio parrocchiale di Brisino è composto di otto fogli di carta porosa e giallognola dell'epoca, vergata con una grafia quasi indecifrabile, inchiostro color seppia, su undici facciate. Presenta macchie e slabbrature varie che rendono più difficile la lettura. E scritto in latino e contiene l'accorata richiesta delle popolazioni di Brisino e di Magognino al Vescovo di Novara che risiedeva nel palazzo vescovile dell'Isola di S. Giulio, di staccarsi dalla Pieve matrice di Baveno e di poter erigersi a parrocchia, con un curato fisso e residente che tutti i Sacramenti e curasse le sacre funzioni e la salvezza delle anime. Come si addice ad un documento giuridico è precisato l'anno: 1609, il mese di settembre, il giorno del mese e della settimana, 12, sabato e l'anno di pontificato del Papa Paolo V l'indizione: settima. L'indizione era un sistema per contare gli anni, probabilmente inventato dagli Egiziani che lo usavano nei settori agricoli: fu adottato prima dall'imperatore romano Costantino, nel 313, per la ripartizione delle tasse da pagarsi quindici anni, poi entrò nell'uso ecclesiastico, soprattutto la datazione dei documenti.
Questa è la traduzione letterale del documento.
Nell'anno 1609, settima indizione, l’anno del Pontificato di Papa Paolo V, e precisamente sabato 12 settembre, nel Palazzo Vescovile dell'Isola di S. Giulio e di Orta: alla presenza dell'Ill. mo e rev. mo Carlo dalla Basilica di Pietro Vescovo di Novara e dell'accompagnatore ecc. ivi risedendo e approvando tutto quanto è sottoscritto e includendo il suo decreto ecc. Le località di Brisino e Magognino, facenti parte della popolazione del Vergante della Diocesi di Novara sono sotto la giurisdizione parrocchiale e prepositurale della Chiesa di Baveno di detta Diocesi di San Gervasio e Protasio. Il rev. Prevosto di detta Chiesa è tenuto a svolgere la cura delle anime di quelle località; tuttavia quelle località distano da Baveno 4 miglia collegate da una strada montuosa e difficoltosa, e più malagevole soprattutto durante l'inverno per le piogge e la neve e ancor più per il ghiaccio. Tutto ciò rende difficile sia al Prevosto recarvisi, sia agli abitanti di quelle località recarsi a Baveno dal Curato. Tutto questo comporta non pochi inconvenienti a questi stessi abitanti, sia per partecipare alle funzioni sacre, sia per ricevere i Sacramenti, anche se alle volte hanno un cappellano saltuario non residente, che viene ivi condotto dietro compenso stabilito, che alle volte celebra le Messe nella chiesa di S. Albino che è vicina a quelle località. Per questo motivo chiedono umilmente al Vescovo che per la salute delle anime di dette località, gli abitanti vengano separati e smembrati dalla Chiesa Matrice che venga dato a loro un curato titolare che di questa Chiesa Matrice sia dedotta qualcosa dei frutti che sono dati al predetto Prevosto come primizie secondo le consuetudini che per il resto saranno essi come offerenti a supplire per l'onesto sostentamento del curato stabilito che il Vescovo comandi che sia fatto veramente convocare a questo rev. Presbitero Antonio De Margaritis prevosto di detta Chiesa che circa la petizione uomini vogliano ascoltare la sua promessa sia a di questi uomini voce sia per iscritto e che vi sia il consenso di assecondare il desiderio di questa separazione. Per cui alla presenza del Vescovo vengono costituiti Stefano di fu Antonio Prinio, Paolo Zanoletti di fu Giovanni Maria, Giovannino Del Grande di fu Giacomo, tutti procuratori costituiti dai consoli degli uomini di dette località di Magognino e Brisino, come consta del loro mandato dall'istrumento pubblico fatto da Giovanni Carlo De Antonis vice accompagnatore da Vezio, pubblico notaio, come è scritto sotto. Il documento sottostante con l'abbreviazione fatta in questo modo si trova fra le scritture abbreviate degli istrumenti da me fatti. «Nell'anno 1609, settima indizione, domenica sei del mese di settembre. Nella località di Magognino, sulla pubblica piazza, di fronte all'Oratorio di S. Grato dove si sogliono ì queste cose e dove vengono convocati e radunati per i lo mandati i consoli delle comunità e gli uomini delle locali di Magognino e di Brisino, della diocesi di Novara, preme come al solito il suono della campana. nella e nella riunione erano presenti i sottoscritti, e cioè Primo Pastore di fu Bernardo vice credenziario, Stefano De Franciis pure vice credenziario, Giannòlo De La Grisa di fu Giovanni Antonio De La Grisa di fu Cristoforo, Giovanolo di fu Guglielmo, Giovanolo De Zanoletti con tutti gli abitanti delle località di Magognino e di Brisino che per verità sono la maggior parte, anzi più di due terzi di tutti abitanti di queste località sia che essi rappresentano tutto il popolo, sia a nome proprio e a nome degli assenti di predetto popolo, ratificarono, si obbligarono tutti unanimi e concordi ecc. e i loro nomi ecc. Davanti a loro fu detto ed esposto che le popolazioni di Magognino e di Brisino sottostanno nel settore spirituale Chiesa Prepositurale e Matrice dei S. S. Gervasio e Pro di Baveno; che da quella chiesa distano quasi 4 km, con un percorso difficile, montuoso e malagevole, come si può evidentemente constatare; che non senza grandi disagi uomini e gli abitanti di questi luoghi possono recarsi Chiesa Matrice per ascoltare la parola divina, per venerare i Santi della Chiesa, e per ricevere gli altri beni spirituali, soprattutto in tempo invernale durante il quale la strada massimamente rendesi più difficoltosa per le piogge, la neve e il ghiaccio: e ciò non solo agli stessi uomini, ma Prevosto di detta Chiesa dove ha la prebenda e a cui la cura delle anime, e anche a qualunque altro Baveno che vi si dovesse recare, per cui sono sorti non lievi per entrambi. tornerebbe a bene delle anime, vantaggioso alla salute delle anime se le località di Magognino e di Brisino fossero separate dalla Chiesa matrice, eretta in Chiesa parrocchiale, assegnata a loro, la Chiesa S. Albino vicina a queste località, in cui anche a f celebra la Messa e vengono sepolti i defunti; e fosse in un Curato titolare perpetuo che vi risiedesse, che cela le Messe e gli altri Uffici divini, che attendesse ai doveri parrocchiali e fossero assegnati sufficienti redditi alla Chiesa e al Curato per il suo sostentamento, dedotta una porzione dei frutti per il Prevosto di detta Matrice che esercitava in quelle località la cura delle anime, secondo il giudizio del Vescovo. A questa proposta e trattato sono consenzienti tutti quelli nominati sopra e vogliono a nome proprio e dei loro discendenti provvedere per la salute delle anime quanto si potrà fare col Signore. Spontaneamente ecc. e in ogni miglior modo ecc. nominarono e costituirono i loro Sindaci, e i Presidenti e quanto di meglio ecc. Stefano De Prino di fu Antonio, Paolo Zanoletti, Giovanolo De Roseto tutti della località di Magognino, Giovannino Del Grande di fu Giacomo, che sono presenti e che assumono su di loro l'onere del predetto incarico ecc. e per intero ecc. Specificatamente, nominativamente, ed espressamente ai (nomi) degli stessi uomini di Magognino e di Brisino si supplisce anche per essi col sindaco e col nome del procuratore ecc. Pertanto il Vescovo di Novara, informato delle cose dette prima con cura e alle scomodità descritte, si degni per la sua cura pastorale per la salute delle anime e per l'incremento del culto divino separare e smembrare le località di Magognino e di Brisino dalla Chiesa Matrice dei S.S. Gervasio e Protasio di Baveno, ed erigere per loro in Parrocchiale la predetta chiesa di S. Albino, e nominare per loro un curato titolare che conosca le sue pecore, che vi celebri le Messe e gli altri Uffici divini, che amministri i sacramenti della Chiesa e dia tutte quelle altre prestazioni spirituali che ogni buon Pastore è tenuto e deve dare nella sua Parrocchia; e a richiedere che sia detratto dai frutti della Chiesa matrice per l'utilità del nuovo curato e a sgravio di detti uomini quanto è ritenuto onesto e congruo al suo sostentamento di uomo reverendissimo. Per l'onesto sostentamento del Curato promettono di dare ogni anno in danaro e in frutti la somma di 100 libre, una brenta di vino ogni quattro famiglie, un moggio di mistura di segala e di miglio e anche un fascio di legna secca per ogni singola famiglia, e una casa decente per la sua abitazione con giardino annesso, oltre gli altri emolumenti che di consuetudine dine vengono dati ai Curati, a chiedere per la nuova Parrocchiale e per il Curato quelle granaglie nella quantità che detti uomini erano tenuti a dare nella festa dell'Ascensione, che è di un moggio per focolare da applicare come primizia; e a questo vengono vincolati i beni di detti uomini e di queste comunità e ad accettare qualunque altro decreto emesso e da emettere dal Vescovo su quanto è stato detto sopra, promettendo di osservare e di non omettere quanto riguarda la Chiesa di S. Albino. E in più tutto ciò che si ritiene opportuno e quanto viene sottoscritto con clausole e solenne giuramento. E per sostituire ecc. e quanti vogliono mitigare ecc. quanti quelli che promettono ecc. ecc. l'atto come sopra alla presenza dei testi Battista De Antonis Maria di fu Bartolomeo di Vezio, Bernardo De Severinis abitante di Vedasco, e Giovanni De Parachinis di fu Giovanni Antonio, abitante a Dagnente, noti e idonei ecc. Sottoscritto col solito sigillo del suo scrivano nel modo seguente: Io Giovanni Carlo, vice accompagnatore di A n ton io Maria, di fu Filippo abitante di Vezio, pubblico notaio per autorità imperiale e apostolica e di Novara, per procura di tutti gli Imperiali e del collegio dei sindaci ho tramandato tutte le richieste soprascritte e in fede mi sono sottoscritto apponendo il mio solito sigillo di scrivano. A nome del collegio dei Sindaci e del rappresentante del procuratore, per la salute delle anime di queste località e per i loro discendenti, e per l’incremento del culto divino e per ogni altro miglior modo ecc. Supplicarono e di nuovo m umilmente il Vescovo perché si degni con la sua autorità e altrimenti con l'autorità dei Sacri Canoni e tutto del Concilio Tridentino, che le località di Magognino, Brisino e gli uomini di queste località, data la distanza le scomodità sopraccennate, abbia a separarle e dalla Chiesa Matrice dei santi Gervasio e Protasio, e ad erigere in Parrocchiale la chiesa di S. Albino, e a preporvi un curato titolare che conosca le sue pecore ecc. A nome del collegio dei Sindaci promisero e promettono 100 libre imperiali in due rate ecc. come sopra. Il Vescovo presa visione della suddetta umile supplica di questi uomini e dei sindaci, e riconosciuta la necessità della separazione, informato della distanza e delle altre scomodità su accennate, dopo aver fatto un sopralluogo, per la salute delle anime e per l'incremento del culto divino e altrimenti i n ogni miglior modo ecc. Indipendentemente da ogni forma di solennità che interviene sia di diritto sia, di fatto, in simili richieste, dando l'assenso a questi uomini con la sua ordinaria autorità e con l'autorità dei Sacri Canoni e soprattutto del Concilio Tridentino, separò e smembrò le località di Magognino e di Brisino, che sono composte da circa 65 famiglie, dalla chiesa matrice di san Gervasio e Protasio dì Baveno, ed eresse la chiesa di S. Albino in chiesa parrocchiale di queste località, e la erige dando e concedendo a questi uomini la facoltà di erigere il campanile e le campane, in essa il cimitero e il fonte battesimale e le altre insegne parrocchiali, e quanto può indicare una chiesa parrocchiale; e di mantenerla una volta eretta. Accettò la dote assegnata e promessa da darsi al curato; e alla detta Chiesa uni e aggiunse, e unisce e aggiunge, insieme coi frutti crescenti di detta elargizione anche quanto si deve dedurre da quella parte di frutti o di danari della chiesa matrice. Per questa Chiesa Parrocchiale eretta deve essere eletto un curato titolare perpetuo dal Vescovo pro tempore di Novara, ossia nella persona di colui a cui spetterà per concorso la norma del Concilio Tridentino: un curato che ivi risieda, che celebri la Messa e gli altri Uffici divini, che annunci la parola di Dio, che svolga in questa Chiesa tutti i servizi parrocchiali che qualunque parroco è tenuto e deve prestare nella sua chiesa parrocchiale a cui (il Vescovo) l'ha assegnato e decreta che gli sia data la dote assicurata, (un curato) che al Sabato Santo e Pentecoste, insieme con gli altri parroci, sia tenuto ad andare a Baveno per la benedizione del fonte battesimale, così pure per la festa di san Gervasio e Protasio di Baveno, ed in questo giorno il popolo, come segno di riconoscimento della Chiesa Matrice, porti un cero di una libra a questa Chiesa matrice tramite il console o un'altra persona a suo nome: e se alle volte il Prevosto di questa chiesa matrice o uno dei canonici sarà chiamato alla chiesa di S. A Albino per funerali o per altri uffici divini, in quanto curato pro tempore di questa chiesa, questi sono riservati al Prevosto; ossia promettono di riservargli il posto più onorifico, e di onorarlo come persona più ragguardevole e più degna in modo che questo Prevosto o canonico sia anteposto al curato, e soprattutto nella festa di S. AIbino gli sia riservata la Messa cantata in quanto a lui riservata. E a questa Chiesa Matrice e al Prevosto pro tempore riservò e riserva tutte le solite e singole primizie e le altre consuete cose ragguardevoli e eccellenti, tuttavia queste e le primizie consistono in uno staio di segale e di panico (= miglio) per ogni singola famiglia di queste località. Il Vescovo, presente e consenziente Giovanni Antonio De Margaritis prevosto detrasse e detrae 40 libre imperiali che ogni anno devono essere date e che promise di dare e di pagare a nome dei suoi successori al Curato che deve essere stabilito in questa Chiesa eretta per il suo sufficiente sostentamento. Gli uomini di queste località oltre alla dote assegnata sono tenuti e devono dare al detto curato una casa idonea e decente per la sua abitazione con annesso giardino; devono provvedere alla Chiesa di S. Albino eretta in Parrocchiale e alle sue strutture, provvedere alla manutenzione degli edifici e al dovuto abbellimento, ai paramenti, alle sacre suppellettili, all'olio, alla cera per l'illuminazione del Santissimo e per la celebrazione dei divini Uffici e mantenere quanto si è provveduto; avere un chierico o un'altra persona idonea che serva al curato con veste conveniente quando lui celebra o svolga gli altri doveri parrocchiali; che suoni le campane; che pulisca e mondi la chiesa nel tempo debito e tale la conservi, a patto che questo chierico o un altro idoneo possa garantire tutto quanto è stato detto prima, se no aggiungerne un altro che supplisca; e osservare gli ordini e i decreti già emessi o da riguardanti la Chiesa di S. Albino. E quando capita che questa Parrocchia di S. Albino resta vacanti, questi uomini durante detta vacanza sono tenuti recarsi) alla Chiesa Matrice, o un'altra più vicina e più comoda, a giudizio della autorità vescovile, per ascoltare parola divina, per accostarsi a ricevere i Sacramenti e per gli altri uffici parrocchiali, e al curato di quella Chiesa sono tenuti per i servizi avuti a dare dal reddito di questa i vacante quel tanto che il Vescovo di Novara ritiene (opportuno doversi dare). Né questi uomini possono disporre dei redditi ossia della dote di questa nuova Chiesa Parrocchiale durante il periodo della vacanza, ma la loro disponibilità è a giudizio del Vescovo pro tempore di Novara dietro sua esortazione; infine il Vescovo (esorta) questi uomini perché a favore della Chiesa di S. Albino eretta in Parrocchiale e a favore del curato che devono ricevere durante il periodo della vacanza si mostrino così generosi da meritare di essere raccomandati al Signore per la loro liberalità e pietà; nello stesso tempo li ammonisce di ricordarsi di custodire la devozione verso la Chiesa di Pievana dei santi Gervasio e Protasio, e insegnino anche ai posteri a conservarla, e ammonisce di quanta ecc. E tutto quanto è stato detto precedentemente fu accettato a nome dei sindaci dal rappresentante dei sindaci, che a nome proprio e di questi uomini promisero di osservare ecc. obbligandosi ecc. i beni di questi uomini ecc. e giurarono ecc. Da ultimo il Vescovo vuole che i sindaci siano tenuti entro i prossimi due mesi a fare in modo che tutto quanto è stato detto sopra sia ratificato dai singoli uomini di queste località convocati in adunanza generale mediante pubblico documento con l'intervento dell’istrumenti deI presente tenore parola per parola, e che la copia autentica venga consegnata al cancelliere della Curia nell'archivio vescovile di Novara sotto pena di nullità deI presente istrumento se così è di gradimento al Vescovo, e non diversamente né in altro modo ecc. A tutto questo il Vescovo inserì e inserisce il decreto ingiungendo che quanto è stato detto ha valore ecc. e supplendo ogni difetto. Quindi alla presenza dei testimoni Bartolomeo Martello e Giulio Delfino entrambi canonici della Chiesa dell'Isola di S. Giulio, noti e idonei ecc. ed a molte altre persone ecc.
Io Michele Michaelis di fu Giacomo di Suna del Lago Maggiore, abitante all'isola di S. Giulio, pubblico apostolico Notaio per autorità imperiale (della zona) milanese e novarese, su loro richiesta ho steso questo pubblico documento ecc. ecc.
Il predetto istrumento fu rogato il 26 aprile dell'anno 1639.
Gli abitanti di Magognino si rivolsero al Re perché nominasse un suo rappresentante a dirimere le questioni sorte, soprattutto con gli abitanti di Brisino, in seguito alla richiesta di trasportare le funzioni parrocchiali dalla Chiesa di S. Albino, al Cimitero, in quella costruita nell’abitato di Magognino. Il Re, in data 12 maggio 1796 cosi scrive al Prefetto di Pallanza:
Il Re di Sardegna, di Cipro e di Gerusalemme.
E' a noi ricorsa la Comunità di Magognino e nel rappre¬sentarci il grave incomodo che soffre quel Parroco, non meno che il popolo nel doversi recare per le funzioni parrocchiali all'antica Chiesa eretta sotto il titolo di S. Albino, distante un mezzo miglio circa dal luogo, ed il progetto che si sarebbe perciò fatto di trasportare le funzioni nella nuova Chiesa eretta nell'abitato dello stesso luogo ha umilmente supplicati di voler autorizzare quel soggetto che meglio avessimo stimato per trattare e risolvere le questioni che sull'esecuzione di tale progetto potessero sorgere tra particolari, massime di Brisino dipendenti dalla medesima parrocchia. Abbiamo prese in benigna considerazione queste rappresentanze in vista che dalle informazioni stateci rassegnate risulta che veramente la detta antica Chiesa trovasi in sito troppo discosto dall'abitato, male custodita ed esposta altresì ad essere spogliata massime di notte tempo del suppellettili ed arredi sacri, e vi diciamo, perciò, essere mente nostra, chiamati a Voi la Comunità di Ma e li Particolari di Brisino, e qualunque altro interessato nel l'affare di cui si tratta, in persona di legittimi Procuratore o Deputati, e sentiti li medesimi nelle loro rispettive pretesi e eccezioni, mediante quei capi di progetti che, anche il sentimento del Superiore Ecclesiastico. più conveniente, con farlo ove vengano dalle parti nel caso o, ridurre avanti di Voi in pubblico istrumento, nel caso poi non si riesca l'amichevole adeguamento, Ci informerete Vostro operato pel canale della Segreteria nostra di Stato per gli affari Interni per quelle ulteriori determinazioni che Ci piacerà di dare, e preghiamo il Signore che Vi conservi.
Venaria Reale 12 maggio 1796.
Firmato
Vittorio Amedeo.
Il prefetto di Pallanza, in data 29 agosto 1796, propone “per un amichevole accomodamento nelle differenze vertenti tra Brisino e Magognino riguardanti la Parrocchia di S. Albino, in esecuzione dell'incombenza appoggiataci con Regio Biglietto dell’11 maggio 1796 ” il seguente:


1 Che si possa trasportare, mediante approvazione oppor¬tuna, la Parrocchia dalla Chiesa di S. Albino nella nuova Chiesa di Magognino
2 Che si possa erigere in Chiesa sacramentale, coll'appro¬vazione come sopra, la Chiesa di Brisino, ed ivi fondare una Vicaria perpetua d'elezione Vescovile e che il Vicario erigendo possa fare in detta Chiesa tutte le funzioni indipendentemente dal Parroco che sarà residente in Magognino.
3 Che sia facoltativo a quelli di Brisino di abilitarsi ad erigere la Vicaria in Parrocchia.
4 Che il Cimitero della Chiesa di S. Albino debba restare comune per ivi seppellire indistintamente i cadaveri tanto a Magognino che di Brisino.
5 Che tutti li fondi, redditi, suppellettili, sacri arredi ed ogni altra cosa di proprietà della Chiesa di S. Albino debbensì dividere in due parti uguali con assegnare una alla Chiesa di
Brisino, l'altra a quella di Magognino.
6 Che per formare la congrua al Vicario di Brisino si debba stralciare dalla congrua del Parroco di S. Albino quanto pagano quelli di Brisino cioè lire quarantaquattro e soldi di Piemonte che paga la Comunità, vino, grano e legna 41,77 si paga fuocolarmente, e per il compimento della dovrà stare a quanto verrà determinato da S.E. Rev. ma Mons. Vescovo.
7 Che quelli di Magognino debbano pagare, per una volta tanto, lire tremila di Piemonte a quelli di Brisino, le dovranno impiegarsi parte per accrescimento dì congrua parte nell'acquisto della casa per il Vicario si è come ordinato.
8 Che quelli di Magognino debbano supplire a loro spese per una equitativa integrazione della congrua ad arbitrio della prefata Eccellenza Rev. ma.
9 Che li legati pii lasciati nella Chiesa di S. Albino e che si soddisfano da quel parroco, debbano applicarsi li lasciati da quelli di Magognino, ed alla Chiesa di Brisino li lasciati da quelli di Brisino con assegnarsi a ciascuna Chiesa li fondi destinati per la soddisfazione dei medesimi legati.
Pallanza li 29 agosto 1796
Firmato
Bellino Prefetto Delegato.

Il progetto, scandito in 10 articoli presentato dal Prefetto Delegato, non risolve le questioni: anzi i Brisinesi ricorrono. La questione viene demandata al Re, il quale, individuando la causa del rifiuto negli aggravi che i Brisinesi non vogliono accollarsi, si degna di provvedere egli stesso al conguaglio della congrua al Vicario di Brisino, a condizione però che tutte le altre questioni vengano amichevolmente risolte.
Eccovi la risposta del Governo al Prefetto Delegato, in data 20 maggio 1797:
Ill.mo Signore, Essendosi qui presa in disamina tutta la serie delle questioni vertenti tra la Comunità di Magognino e di Brisino in ordine al trasporto della Parrocchia di S. AIbino a V. S. Ill. ma ben note, e li capi di progetto da Lei in qualità di Delegato fatti per l'amichevole disimpegno di tali quistioni, si è dovuto osservare che probabilmente la ragione principale per cui la Comunità di Brisino con suo ordinato delli 16 settembre 1796 ha esposto le ivi divisate difficoltà all'accettazione dei preposti progetti, possa essere questa, che non vuole essa sentire verun aggravio dalla traslazione della Parrocchia, neppure per il mantenimento del proprio Vicario; e si è perciò rassegnato l'affare a Sua Maestà per le sovrane determinazioni su questo punto, da cui può dipendere la soluzione delle altre difficoltà. La Maestà Sua premurosa di troncare affatto il corso alle insorte vertenze, le quali possono dar luogo a gravi sconcerti, si è degnata di spiegarsi che rispetto alla Congrua del Vicario di Brisino si riserva la Maestà Sua di provvedere senza aggravio della Comunità e degli abitanti, purché però vengano definitivamente risolte in via amichevole tutte le altre opposizioni. quindi io debbo significare a V.S. Ill.ma essere intenzione di Sua Maestà che Ella partendo da questo dato della Congrua, procuri di sistemare amichevolmente le due Comunità di Magognino e di Brisino con far ridurre in pubblico Istrumento li capi di progetto che Le riuscirà di far accettare alle parti e di proporre quindi la somma cui dovrà fissarsi la Congrua al Vicario di Brisino per le ulteriori sovrane provvidenze. Si compiacerà di scrivere, poi, a S.E. Mons. Vescovo di Novara amministratore di questa Diocesi e Gran Limosiniere di Sua Maestà, per prendere seco lui glì opportuni correnti concerti a questo proposito: ed in attenzione che mi riscontri dell'esito del di Lei operato ho il vantaggio di protestarmi con perfetta osservanza. Di V. S. Ill.ma
Torino 20 maggio 1797
Firmato
Damiano
Transazione tra la comunita di magognino e quella di Brisino.
L'anno del Signore millesettecentonovantasette ed al dì primo del mese di settembre in Pallanza e nella solita sala Prefettoriale giudizialmente avanti l’Ill.mo Signor Avv. D. Giovan Battista Bellino Prefetto per Sua Maestà di questo Regio Borgo e sua Provincia provvisto per Patenti trentun agosto 1790, firmata Vittorio Amedeo approvato per lettere senatorie nove successivo ottobre definitamente spedite, sigillate e ma¬nualmente sottoscritte Porri, registrate al Registro quarantuno foglio 53 in questa parte specialmente delegato dalla pregiata M. S. con biglietto delli dodici maggio 1795, come pure nanti me Regio Notaro Collegiato Baldassare Tachini Segretario di questa Regia Prefettura, ed alla presenza degli infrascrítti signori testimoni come infra sottoscritti. Viene la Parrocchia di S. Albino composta dalle due popolazioni delle Comunità di Magognino e di Brisino, costituite la prima di circa settanta famiglie, e la seconda di circa venti¬due altre. Trovasi l'antica Chiesa parrocchiale eretta sotto il ti¬tolo di S. Albino in mezzo alla selva, e distante tanto dal luogo di Magognino, che da quello di Brisino di circa mezzo miglio. Gli inconvenienti spirituali che temporali che per lo ad¬ dietro si sperimentarono in ispecie da quelli di Magognino coll'esercizio delle funzioni parrocchiali in detta antica Chiesa, e che addivengono sempre più insuperabili perché troppo discosta dall'abitato, malcustodita ed esposta ai furti, massime di notte, di suppellettili e sacri arredi; fece risolvere quelli di Magognino ad erigere recentemente coi massimi loro sforzi, e di spese e di fatiche una nuova Chiesa nello stesso luogo di Magognino, residenza immemorabile dei Parroci, atta decente in tutte le sue parti ad essere surrogata all'anzidetta antica parrocchia Chiesa, e sperava il popolo di Magognino che quelli di Brisino fossero per prestarsi di buon grado alla progettata traslazione delle parrocchiali funzioni nella Chiesa nuovamente ad un tal scopo e fine da essa fatta costruire nel¬ l'abitato, avvenga ché ben lungi di risentirne essi pregiudizio e riconoscimento non pochi anzi si presentavano in conseguenza i vantaggi sia pubblici che privati, che da sì fatta traslazione ben anche ad essi ne fossero per derivare. Ma siccome non corrispondono le determinazioni di quelli di Brisino alla speranza ed al narrato progetto dei terrieri di Magognino così questi si ritrovarono nella necessità di umiliare al Real Trono le in enti circostanze che con una supplevole rappresentanza, in cui sperando essi di avere addimostrati li gravi incomodi e pregiudizi che si risentono nella continuazione delle Parrocchiali funzioni nell'Antica Chiesa, e le reciproche convenienze che ad anche le popolazioni verrebbe a ritrarsi dalla memorata traslazione, supplicano umilmente la M. S. di Vittorio Amedeo di autorizzare quel soggetto, che fosse alla medesima beneviso, per trattare e risolvere le quistioni, che nell'esecuzione di tale progetto potessero eccitarsi dai Particolari di Brisino dipendenti dalla Parrocchia medesima, ed essendosi la prefata M. S. del Re Vittorio Amedeo di gloriosa memoria degnata di prendere in benigna considerazione la rappresentanza statale da quei di Magognino rassegnata si degnò pure con suo R. Viglietto del di 12 maggio 1795 di spiegare a questo Ill.mo Signor Prefetto Avv. Giovan. B. Bellino essere sua mente ed intenzione che chiamate a se la Comunità di Magognino e li particolari di Brisino, e qualunque altro interessato nel pre narrato affare in persona di legittimi procuratori o deputati per essere sentiti nelle rispettive loro pretese ed eccezioni, procurasse quindi di disporli a transigere ogni questione mediante quei capi di progetti, che, esplorato anche il sentimento del Superiore Ecclesiastico, avesse creduto li più convenienti, con far indurre li medesimi avanti di sè in pubblico Istrumento, ove venissero dalle parti accettate, e non riuscendo l'amichevole adeguamento di informare la S.S. R. M. per il canale della Segreteria di Stato per gli affari interni per quelle ulteriori determinazioni, che fosse alla medesima piaciuto di dire. Per esecuzione per tanto delle surriferite sovrane determinazioni si fecero bentosto chiamare dal mentovato Sig. R. Delegato avanti di sé le precitate Comunità di Magognino e di Brisino componenti l’intera Antica Parrocchia di S. Albino, e le medesime sentite in più congressi nelle rispettose Proposte, pretese ed eccezioni sul permesso soggetto, dietro delle medesime, non meno che in concorso del sentimento a tale proposito avuto da S.E. Rev. mo Monsignore Buronzo Delsignore già Vescovo di Novara, ed ora Arcivescovo della Metropolitana di Torino, si passò alla formazione di suoi progetti, che egli credette li più opportuni, convenienti ed adattati alle circostanze di casi. Questi progetti vennero bensì in ogni loro parte accettata dalla Comunità di Magognino con di lei atto delli 13 settembre ultimo scorso, e per l’opposto essenzialmente rifiutato da quelli di Brisino con di lei atto consolare delli sedici detto settembre, ambi ricevuti Bellino, avvengo ché le pretese e condizioni, che si scorgono a quest’allegato, sarebbero si vaste ed ardue, che distruggerebbero le più importanti capi di conciliazione ed adeguamenti preposti. In questo stato di cose, non avendo potuto avere effetto l'amichevole trattativa, né li progetti che la susseguirono, e per l'adempimento della seconda parte del narrato R. Viglietto il prefato Sig. R. Delegato stimò di suo dovere di informare come informò la preposta S.S.R.M. per il canale suddetto con lettera delli ventitrè ultimo scaduto Gennaio di ogni procedimento da lui tenutosi, e delle risultanze, e delle determinazioni prese sia dall'una che dall'altra suddivisate comunità questionanti, coll'accompagnamento di stessi progetti, e delli preferiti rispettivi Atti Consolari, che le riguardavano, ed essendosi della S.M. presa in disamina tutta la serie delle vertenti questioni, e li capi di progetto per l'amichevole disimpegno fatti, avrebbe rilevato che tutte le difficoltà eccitatesi dalla Comunità di Brisino potevano probabilmente dipendere dalla principale circostanza e ragione, cioè che la Comunità di Brisino non volesse sentire nessun aggravio perla traslazione della Parrocchia siccome neppure per mantenimento del proprio vicario: onde è che S.S.M.R. sempre intenta al pubblico, e massimo irrituale vantaggio per troncare affatto il corso ad ogni questione si sarebbe riserbata di provvedere senza aggravio della Comunità e degli abitanti purché vengano definitivamente risolte in via amichevole le altre opposizioni, come il tutto si può specificamente riscontrare dalla lettera della prefata Segreteria di Stato delli venti maggio ultimo scorso sottoscritto Damiano già Ministro e primo Segretario di Stato per gli affari interni, che si manda unire al citato R. Viglietto delli 12maggio 1795, colle quale sarebbe pure S.M.N degnato di far significare allo stesso Sig. Pretore Bellino essere sua intenzione che partendo da questo dato della congrua se ne procurasse l'amichevole sistemamento di tutte le eccitatesi differenze con far ridurre in pubblico Istrumento li capi di progetto, che fosse riuscito di far accettare alle parti, e di proporre quindi la somma, che fissar dovrebbesi per la congrua del Vicario di Brisino per le ulteriori provvidenze. Comunicate quindi siffatte nuove provvide sovrane deter¬minazioni ad ambedue le testé Comunità, che di nuovo in di loro obbedienza sì uniranno avanti il mentovato Sig. Prefetto B. Delegato in persona dai loro rispettivi legittimi Deputati, e le medesime penetrate dai più intimi sentimenti di ricono¬scenza e venerazione ai sovrani suggerimenti, e grazie insiemamente offerte per provvedere sovra la succitata congrua, lorché formava uno dei principali motivi di contestazione in quei di Brisino, le stesse Comunità hanno perciò unanimemente dichiarato come dichiarano di accettare in via di irrevocabile transazione li preferiti progetti già del detto Sig. R. Delegato formati sotto li ventinove agosto 1796, coll'aggiunta però che invece di fondare una Vicaria perpetua per quelli di Brisino, siccome vorrebbe portato col capo secondo e terzo dei narrati progetti debbasi dalla Comunità di Magognino e di Brisino a comune diligenza procurare l'erezione d'una Parrocchia in Brisino, e che a carico di questa siano le spese della Bolle Pon¬tificie, ove fossero necessarie, ed a carico di quelli di Mago¬gnino le spese della Curia Vescovile nel caso che non si potesse ottenere lo intento gratis, e senza costo di spesa per la notoria povertà d'ambedue le suddivisate Comunità. E non essendosi nel progetto fatta menzione dell'attuale fabbrico della Chiesa di S. Albino, e dell'uso che si debba della medesima fare, le due Comunità supplicano la prefata S.E. Reverendissima a volersi degnare di dare sul proposito le auto¬revoli sue determinazioni a scanso di ogni ulteriore questione. Essendo quindi comparse le dette Comunità in persona degli infrascritti Sig. Deputati disposte ad accettare in ogni loro parte li narrati progetti coll'avanti espressa aggiunta, né altro mancandovi che di divenire alla stipulazione dell'opportuno istrumento si sono perciò quivi personalmente costituiti giudizialmente davanti il prefato Ill.mo Sig. Prefetto Regio Delegato, me notaro e segretario ed alla presenza infrascritta per una parte la Comunità di Magognino, e per l'altra quella di Brisino in persona quanto alla prima delli Signori i Valentino Zanoletti fu Tomaso, Pietro Del Grande fu Giacomo, ed Ambrogio De Giovannini fu Carl'Antonio nativi tutti ed abitanti in Magognino, nella qualità di Deputati della me ima in vigore dell'atto consolare delli sedici dicembre 1795, e quanto alla seconda in persona delli signori Giacinto Leone del vivo Baldassare, Carlo Antonio Costa del fu Gio. Anto¬nio, Antonio Maria Rabaioli fu Andrea e Gio. Domenico Sala fu Gio. Battista, tutti natie residenti in Brisino nella qualità pure di deputati della medesima in vigore d'altro atto Consolare delli ventitrè scorso mese di agosto ambi rogati Bellini debitamente insinuati a questa Tappà li quali adimettendo in prima ed avanti ogni cosa per vera l'avanti scritta narrativa, ed essa in dispositiva riducendo per quanto loro spetta ed appartiene, e così a nome, conto e nella qualità di Deputati M4 loro Comunità liberamente e spontaneamente in ogni migliorando hanno accettato, come in vigore deI presente pubblico e giudiziale istrumento accettano in ogni lor parte tutti e sin¬goli li progetti come avanti formato sotto li 29 agosto 1796 dal prefato ill. mo Sig. Prefetto Regio Delegato in obbedienza al citato R. Viglietto delli 12 maggio 1796, li quali vogliono le parti che si abbiano quivi ripetuti di parola in parola come parte sostanziale del presente, che anzi si mandano a piè del presente originalmente inserire permettendone perciò le parti l'intiera ed inviolabile osservanza in ogni loro parte, e pure dell'aggiunta come avanti riportata, che si avrà quivi per ripetuta transigendo come transigono tutte le singole controversie. e questioni come avanti insorte a termine di detti pro getti, ed aggiunta in via di solenne ed irrevocabile con promessa pure di prontamente eseguire in ogni loro &,i per quanto alle parti spetta ed appartiene li narrati progetti ed aggiunta senza mai opporsi né contraddirvi per qualunque titolo e causa, sotto pena d'essere le parti tenute ad ogni danno, o spese che una delle medesime potesse patire in caso di contravvenzione sia in giudizio che fuori. Patto apposta fra le parti convenute, che ove il presente istrumento non venisse approvato, o non si desse alla medesima esecuzione, siano illese e riservate le ragioni a tutte due le parti senza alcun pregiudizio e pendente l'approvazione non sarà lecito ad alcuna delle parti di trasportare alcun mobile, né altro della Chiesa di S. Albino, ed ove alcuna d'esse n'avesse già trasportati sarà tenuta darne conto in esecuzione della divisione da seguire. Le quali cose tutte nel presente contenute dette parti dicendo vere in persona dei suddetti Deputati, hanno per quanto a caduna d'esse spetta ed appartiene promesso e promettono attendere ed inviolabilmente osservare sotto obbligo di rispettivi beni spettanti alle dette Comunità presenti e futuri, col costituito possessario d'essi in forma fiscale e camerale, dichiarando cancellate nella settima facciata del presente di consenso delle parti. Al quale istrumento come bene e legittimamente fatto il prefato Ill.mo Sig. Prefetto R. Delegato vi ha interposto ed interpone il suo, e dell'ufficio che regge autorevole e giudiziale decreto, mandando a me segretario di riceverlo, come l'ho ricevuto assieme del presente che ho letto e pubblicato a chiara intelligenza delle parti alla presenza delli Signori Avv. Carl’Antonio Bellino fu Sig. Gio. Matteo, nativo di Rivoli ed abitante in Torino, e notaio Agostino Viani del vivo Sig. Dott. Ottaviano nativo e residenze in questo Regio borgo qui chiamati e comparsi in testimoni, noti idonei, ed infra colle parti rispettivamente sottoscritti, e per l'insinuazione lire una, soldi diciassette e denari sei.
I sottoscritti all'originale minuta, Valentino Zanoletti , Pietro Del Grande, Ambrogio De Giovannini, Giacinto Leone, Gio. Domenico Sala, Antonio Maria Rabaioli, Carlo Antonio Costa, Avv. Carl'Antonio Bellino, testimonio , Notaio Agostino Viani testimonio Bellino Prefetto Regio Delegato;
Il premesso istrumento scritto di mio pugno contiene fogli sei facciate scritte numero diciotto colla presente e l'inserzione contiene altri fogli sei in facciate scritte numero sei in fede all'originale sottoscritto manualmente
Notaio Regio, collegiato e segretario. Firmato
Baldassare Tachini

In data 7 agosto 1798, il Re di Sardegna, Cipro, Gerusalemme, Carlo Emanuele approvava il trasporto della Parrocchia, comune ai due paesi, di S. Albino a Magognino. Siccome era già stata costruita dai Brisinesi una loro chiesa che, non essendo parrocchiale, era chiamata Oratorio, concedeva anche l'istituzione di una Vicaria a Brisino, dotandola il di una Congruo di L. 350. Il documento in nostro possesso è la copia notarile dell'originale deposto presso l'Ufficio del Regio Economato di Torino e dice:
Il Re di Sardegna,
di Cipro e di Gerusalemme.
Pel maggiore vantaggio spirituale degli abitanti di Magognino e di Brisino nell'alto Novarese, e per troncare a ben gravi dissensioni già da lungo tempo vertenti tra le due popolazioni, abbiamo approvato il trasporto nel Luogo di Magognino, come il più popolato, dell'antica comune loro Chiesa Parrocchiale sotto il titolo di S.Albino posta in luogo solitario, distante circa un mezzo miglio da ambedue i Luoghi, e l'erezione da impetrarsi dall'autorità ecclesiastica di una Vicaria perpetua nel Luogo di Brisino, coi patti e condizioni risultanti dai capi di progetto stipulati dalle parti coll'autorizzazione del Prefetto di Pallanza Regio Delegato, di cui vi facciamo rimettere copia. E volendo ora Noi provvedere di sufficiente Congruo il Vicario perpetuo di Brisino, che verrà come sovra stabilito, Ci siamo disposti a fargli l'assegnamento di Lire trecento cinquanta annue sulla Cassa dei Monasteri soppressi. Epperò vi diciamo essere mente nostra che facciate pagare al Vicario perpetuo di Brisino dal giorno che vi risulterà essere stato nominato, ed ai suoi successori in essa Vicaria, finché altrimenti venga ordinato, la succennata annualità di Lire trecento cinquanta a titolo di Congrua.
E preghiamo. 7 agosto 1798
Firmato Carlo Emanuele Controfirmato
Bortolo Ceruti
Con atto notarile, in data 21 ottobre 1798, gli abitanti di Brisino stabiliscono la dote per il loro parroco da nominarsi e ai suoi successori.
L'anno del Signore mille settecentonovantotto allì 21 di ottobre, ore ventiquattro, in Brisino, nella casa del sig. Giacinto Leone ed ivi davanti me Regio Notaio Giuseppe De Antonis ed alla presenza del sig. Chierico Carlo Maria De Antonis fu Not. Sig. Antonio Maria e Maiolo De Giovannini del sig. Simone, il primo nativo di Vezzo ed abitante, ed il secondo nativo e abitante in Brisino, testimoni, noti, cogniti, richiesti, astanti ed infra meco al piede del presente tutti Sottoscritti Sia noto essere interamente ultimate le quistioni insorte fra il popolo di Magognino con quello di Brisino avanti l'ill. mo sig. Giovanni Battista Bellino Prefetto per S.M. del Regio Borgo di Pallanza in tal parte specialmente Delegato con Viglietto R. con progetti dal medesimo fatti ed approvati dalle parti e indotti questi in pubblico Istromento rogato Tacchini sotto il 1°settembre dell'anno ultimo passato, ed avendo avuto un amichevole accomodamento, per fine principale la gloria di Dio ed il bene delle anime delle due popolazioni di Magognino e di Brisino si è convenuto d 'implorare dalla S.E. Rev. ma Mons. Vescovo di Novara di questa Diocesi, la traslazione del Beneficio Parrocchiale di S. Albino nel nuovo Oratorio di Magognino e dì erigere nell'Oratorio di Brisino dedicato alla SS. Trinità un nuovo Beneficio Parrocchiale. Non potendo li Particulari di Brisino assegnare sufficiente congrua per un onesto mantenimento del loro nuovo parroco eligendo e successori in perpetuo, la somma bontà e clemenza di S.M. Vittorio Amedeo di felice memoria si è degnato di fissare un'onesta Congrua al Parroco di Brisino, come, infatti, ne assegnò a questo con R. Viglietto. Consolati gli abitanti di Brisino dalle Regie beneficenze, previ di già alcuni avvisi dalle istruzioni parrocchiali per essere inofficiosa la loro nativa Parrocchia di S. Albino, e premurosi di avere il pascolo delle loro anime passarono con atto consolare nella deputazione dei loro signori Procuratori nella persona delli signori Giacinto Leone, Antonio Maria Rabaioli, Carl'Antonio Costa e Giovanni Domenico Sala, abilitandoli ad implorare da S.E. Rev. ma l'erezione della nuova casa Parrocchiale nell'Oratorio dedicato alla SS. Trinità, autorizzandoli come li hanno autorizzati di assegnare quella porzione di Congrua che credettero compatibile con le loro forze ed obbligarsi a tutto quanto si richiede per ottenere l'erezione della loro nuova Parrocchia, come il tutto da mandato di Procura sotto alli diecinove dell'andante, del ch volendo il tutto li Signori Deputati dar pronta spedizione alli obblighi e doveri da loro assunti con un tal mandato di Procura quindi asseverando vera l'avanti fatta narrativa li Signori Giacinto Leone del viv. Baldassare, Antonio Maria Rabaioli fu Andrea, Carl'Antonio Costa fu Giovanni Antonio, Giovanni Domenico Sala fu Giovanni Battista tutti nativi ed abitanti in questa terra di Brisino, in tal parte specialmente delegati dalla Comunità di Brisino con mandato di Procura delli diciannove andante rogato Bellini Segretario d'essa Comunità di Pallanza, ove resta posto al volume quarto ed a carta ottantanove come da ricevuta Tachini Insinuatore, li quali spontaneamente ed in ogni miglior modo e via di ragion possibile hanno assegnato, come per virtù del presente, assegnano per dote e congrua del Beneficio Parrocchiale da erigersi nell'Oratorio della SS. Trinità per alimentazione e sostentamento del loro nuovo sig. Parroco e successori, e per l'abitazione dei medesimi in perpetuo, mediante le lire tremila che devono pagare quelli di Magognino a quelli di Brisino a mente dell'Istromento di transizione come avanti seguito, si obbligano di costruire una Casa Parrocchiale nella terra di Brisino e questa decente ed atta ad abitarsi dal Parroco e successori: non essendo sufficiente una tal somma per costruire la medesima, si obbligano a quanto sarà necessario, come pure alla continuazione e successiva manutenzione per qualunque riparazione che potesse abbisognare in ogni tempo, ed in perpetuo si obbligano solidariamente per dote e congrua del nuovo Beneficio Parrocchiale per mantenimento del nuovo Parroco e successori di passare lire quarantaquattro e soldi nove di Piemonte, che la Comunità di Brisino pagava per l'addietro al sig. Curato di S. Albino, e questi si obbligano di questo pagare annualmente al nuovo Parroco eletto e suoi successori in perpetuo, incominciando il primo pagamento anticipato dal giorno in cui seguirà l'erezione del Beneficio Parrocchiale, e così pure era assegnato una brenta di vino ogni cinque famiglie misura del Vergante da raccogliersi annualmente e fuocolarmente dal sig. Parroco nuovo e successori in perpetuo, oltre a una prestazione di vino fuocolarmente coll'obbligo al sig. Parroco e successori di leggere il Passio in tutte le domeniche da una festa all'altra di S. Croce, secondo l'antica e pia consuetudine nella Chiesa di S, Albino. In contraccambio della brenta di vino ogni cinque famiglie come avanti si obbligano di pagare per togliere ogni quistioni, e con l'obbligo come avanti di pagare due secchi di vino misura del Vergante per ogni fuoco d'essa terra annualmente da raccogliersi dal sig. Parroco e successori. Inoltre si obbligano ogni famiglia di portare alla casa del Parroco e parroci successori un buon carico di legna non minore di libre cento stagionata ed atta a bruciare, più fuocolarmente una mina di grano metà biada e metà miglio, e siccome in Brisino esservi la pia consuetudine di distribuire fuocolarmente tre pani annuali in limosina, hanno determinato mediante l'approvazione di S.E. Rev.ma di accrescere in, cambio altra mezza mina di biada come sopra alli sigg. Parroci, e così abbia il diritto di raccogliere fuocolarmente da tutte e singole le famiglie di Brisino una mina di grano segale e metà miglio misura di Arona; le prestazioni di grano, vino, e legna dichiarano essere dovute anticipatamente all'erezione della Cura. Per ultimo, essendo stabilito nell'Istromento di transazione seguito tra quelli di Magognino con quelli di Brisino, che le sacre suppellettili, crediti, mobili e stabili ed ogni altro della Chiesa Parr. le di S. Albino si debba dividere e la metà sia della Chiesa di Magognino ed altra metà della Chiesa di Brisino coll'obbligazione che si assumano quelli di Brisino di mantenere il loro Oratorio, ed ora deve essere Chiesa Parrocchiale con quelle suppellettili, olio, cera, insomma tutto ciò e quanto si richiede ad una Chiesa Parrocchiale, non essendo sufficienti le suppellettili divise debbono surrogarne altrettanti quanto saranno necessari, del che e tutto quanto avanti dalli Sigg. Deputati promesso, hanno promesso e promettono di le medesime attendere ed osservare sott'obbligo, ipoteca e costituto possessorio dei beni della Comunità di Brisino presenti e futuri in forma fiscale, il tutto stipulante me Regio Notaio per il Sig. Parroco e Parroci pro tempore come persona pubblico ufficio fungente. Del che richiesto ne ho ricevuto il presente e mi sono sottoscritto e per l'insinuazione soldi trentasette e denari sei di Piemonte.
Sottoscritti: Giacinto Leone deputato Antonio Maria Rabaioli deputato Carl'Antonio Costa deputato Gio. Domenico Sala deputato Carlo Maria De Antonis testimonio Francesco Maiolo De Gìovannini (testimonio).
L'avanti scritto contiene facciate sei scritturate di mio carattere sopra fogli tre di carta.
In fede
Sottoscritto
Giuseppe De Antonis
Regio Notaio.
La parrocchia è stata spostata da S. Albino a Magognino. Ma i Brisinesi non ci stanno e si appellano subito al Vescovo perché il loro Oratorio diventi Chiesa Parrocchiale con la seguente lettera:
Rev.mo Monsignore Arcivescovo, Vescovo di Novara. Leone e Antonio Maria Rabaioli, Procuratori degli uomini di Brisino come da Istromento del primo settembre 1797 rogato Tacchini, già dimesso negli Atti della Curia Vescovile avendo finalmente riunito tutti i documenti e disposto ogni cosa per la dismembrazione di Brisino dalla Parrocchia antica di S. Albino ed erezione di una nuova Parrocchia sotto il titolo e nell'Oratorio della SS. Trinità di Brisino supplicano divotamente l'amorosa paterna bontà di Monsignore vescovo Rev. mo, che si degni di esaudire i voti del Popolo di Bresino colla sollecita Canonico erezione che
implorano per venire presto provvisti d'un Parroco cotanto necessario al loro bene e comodo spirituale.
1 settembre 1797
Antonio Maria Rabaioli
Giacinto Leone
Procuratori
La risposta del Vicario Generale all'accorata supplica dei Brisinesi non si fa attendere ma la Curia Vescovile vuole e deve procedere con le «dovute cautele» e ordina quanto segue:
Giuseppe Rabbaglietti dottore d'ambe le Leggi Canonico della Chiesa e della Diocesi Novarese Vicario Generale. Dalla Comunità di Brisino Ci viene fatta istanza perché a maggior comodo suo spirituale vogliamo erigere canonicamente in Chiesa Parrocchiale sotto il titolo della SS. Trinità l'Oratorio ivi sotto questo titolo esistente, previa la separazione e smembramento totale dalla Parrocchiale di S. Albino e di Magognino a norma dell'Istromento di transazione seguito tra le due Comunità nanti il Prefetto Bellini regio Delegato sotto il primo settembre 1797, rogato Tacchini e mediante l'assegno della congrua... E volendo Noi in ciò procedere colle dovute cautele, per tenore delle presenti, le quali vogliamo abbiano forza di pubblico Editto e vengano pubblicate in giorno di festa al maggior concorso di popolo nella Parrocchiale di Magognino e nell'Oratorio di Brisino e successivamente affisse alle porte maggiori di dette Chiese, rendiamo avvisata ogni e qualunque persona, acciò nel termine di giorni nove prossimi avvenire dopo la pubblicazione ed affissione delle stesse presenti, tre de' quali sì assegnano per li altri tre per il terzo, ultimo finale e perentorio termine, e per il primo, tre per il secondo e gli trina Canonica monizione, debba comparire avanti di Noi, e negli atti di questa Curia Vescovile a dire le cause, per le quali non si debba da Noi venire alla richiesta approvazione, così pure ad opporre tutto ciò che ognuno stimerà contro la detta erezione, altrimenti passato detto termine si procederà da Noi alla addimandataci erezione, secondo sarà di ragione, senz'altro avviso. E della pubblicazione ed affissione ecc... Novara dal Palazzo Vescovile li 24 ottobre 1799
Quale congrua commessa assegnata per la nuova erigenda Parrocchia è la seguente, cioè.
una casa da mantenersi sempre dalla Comunità pel Parroco
due secchie annue di vino misura del Vergante per ogni famiglia da raccogliersi fuocolarmente dal Parroco,
- una emina di segale e mezza emina di miglio da raccogliersi ogni anno come sovra fuocolarmente: misura d'Arona.
- un fascio di legna ben stagionata non minore di libbre 100 che ogni fuocolare deve portare ogni anno alla Casa del Parroco, come più chiaramente dall'Istromento d'assegno delli 21 ottobre 1798, rogato De Antonis, al quale...
- più lire trecento cinquanta annue assegnate in perpetuo da Sua Real Maestà sulla Cassa dei Monasteri soppressi come da Regio Biglietto, delli 7 agosto 1798.
C. Rebaglietti Vicario Generale
Bettrami Cancelliere
Il Vicario Foraneo garanti che tutto si era svolto secondo le prescrizioni e che nessuno si era opposto con la seguente dichiarazione apposta in calce al decreto: «Dichiaro io sottoscritto essere stato il presente Editto pubblicato in giorno di Festa e nel maggior concorso del Popolo e successivamente affisso alla porta maggiore della Chiesa di Bresino a norma della di sopra espressa disposi¬zione, né mi è stata espressa cosa alcuna.
In fede
Giovanni Battista De Antonis
Vicario Foraneo
Finalmente si giunse alla divisione di tutti gli stabili, dei mobili e delle suppellettili in possesso della Chiesa di S. Albino e all'assegnazione dei Legati alle rispettive parrocchie, secondo la proposta fatta dal Vicario Generale della Diocesi, il 2 dicembre 1798.
Siccome nel solenne Istromento di, Transazione stipulato nanti il R. Delegato sotto il primo settembre 1797 fra le due popolazioni di Magognino e di Brisino si era riservata a S.E. Mons. Vescovo il determinare che uso si debba fare della Chiesa di S. Albino e così pure sorte alcune difficoltà nell'eseguimento del capo quinto e nono dei progetti in esso inseriti, ossia nella divisione dei mobili, arredi ed ogni altra cosa di proprietà di detta Chiesa di S. Albino, cioè quale regola si debba tenere nella divisione delle campane di S. Albino, dei beni della Confraternita eretta in detta Chiesa e di due Legati lasciati ai Parroci dì S. Albino da due Parroci antecessori,. nativi d'altri paesi, si è voluto deferire lo scioglimento ai superiori Ecclesiastici, al qual effetto essendosi a me presentati i rispettivi Deputati in Stresa per informarmi e riporartle opportune determinazioni, né avendo io stimato di profferire il mio sentimento senza prima riferire il tutto a *RA Mons. Vescovo e udire il suo parere: avuto perciò il memo ho dichiarato e dichiaro conforme allo stesso ed a mente di S.E. Mons. Vescovo:
1 Che le campane si debbano dividere fra le due parti per uguali porzioni a tenore del capo quinto della Transazione essendo desse senza dubbio di proprietà della Chiesa di S. Albino.
2 Che riguardo ai beni della Confraternita, degli stabili delle cose tuttora esistenti si debbano assegnare due piedi quei di Magognino, ed uno a quei di Brisino. Riguardo ai mobili e sacri arredi si debba fare la divisione per metà tra ambe le parti.
3 Dei due legati lasciati dai Parroci di S. Albino a successori, uno si debba assegnare al Parroco di Magognino e 1 'altro a quello che sarà in Brisino a giudizio del sig. Arci¬prete di Stresa Vicario Foraneo. Riservando ad altro tempo più opportuno il determinare riguardo alla fabbrica della Chiesa e del Campanile di S.Albino. E tale è il mio sentimento analogo a quello di S.E. Rev.mo Mons. Vescovo sulle proposte quistioni.
Novara li, 2 dicembre 1798
C. Rabbaglietti
Vicario Generale di mandato.
La spartizione avviene, questa volta con animi sereni, alla presenza del Vicario Foraneo che, in data 26 febbraio 1799, trasmette il verbale al Vescovo di Novara. E’ curioso notare che l'Arciprete di Stresa nella stesura della data anteponga quella della Rivoluzione Francese a quella di Cristo.
Così scrisse:Li deputati di Magognino e Brisino, hanno divisi gli stabili, li mobili e li sacri arredi spettanti all'antica Chiesa di S. Albino in due porzioni eguali a norma dell'Istromento di Transazione suddetto, come pure coerentemente alle determinazioni Vescovili, hanno divise le campane e ciò che riguarda la Confraternita. Riguardo alli Legati lasciati dalli due Parroci di S. Al¬bino, Marchesoli ed Armenati, siccome fra le lascite deI primo: vi e una porzione di sito dentro il recinto della casa al Curato di Magognino ed un piccolo giardino sembrami equitattivo che quanto lasciò il Marchesoli, già parroco A S. Albino, I sia ed essere debba del Parroco di Magognino quanto ha lasciato il Parroco Armenati sia ed essere del Parroco di Brisino, se così a S.E. Rev.ma piacerà.
Data a Stresa alli 8 ventoso, anno settimo Repubblica.
(26 febbraio 1799)
Gio. Battista De Antonis
Vicario Foraneo Delegato
Il Vescovo di Novara, per assicurarsi che le due chiese di Magognino e di Brisino fossero adatte e degne d’essere chiese parrocchiali, ordina un sopralluogo. Eccovi il verbale tradotto dal latino della visita fatta dal Vicario Foraneo, che fu anche cappellano della Chiesa della SS. Trinità dal 1799 al 1803: Visita della Chiesa di Brisino.
Delegato dall'Ill. mo e Rev. mo Giuseppe Rabbaglietti Canonico della Cattedrale di Novara, Vicario Generale dell'Ecc.mo e Rev.mo Arcivescovo, Vescovo di Novara, ho visitato le Chiese situate nelle località di Magognino e di Brisino. La prima dedicata alla Natività della B. V. Maria fu di recente costruita, dove ci sono altari laterali, il Presbiterio e tutto ciò che necessita per lo svolgimento delle sacre funzioni parrocchiali, (possiede) i redditi sufficienti per l'acquisto della cera e dell'olio. L'altra in località Brisino, dedicata alla SS. Trinità, sufficiente a contenere il popolo di Brisino, ha anch'essa il sacrario e il Battistero ivi costruito, un campanile con tre campane, né mancano decenti suppellettili per svolgere le sacre funzioni. Il reddito, con le offerte dei fedeli sono sufficienti per l'acquisto della cera e dell'olio. Pertanto tutto è in ordine perché si svolgano decorosamente le sacre funzioni.
Stresa, 28 gennaio 1800
Giovanni Battista De Antonis
arciprete di Stresa
Vicario Foraneo
Delegato alla visita.
Anche le vicende politiche contribuiscono ad allontanare il giorno dell'erezione a Parrocchia che i Brisinesi tanto desiderano.
Il Piemonte, per aver preso parte alla guerra della seconda coalizione al fianco delle potenze Europee contro la costituì era occupato da Napoleone Bonaparte che costava tra la fine del 1801 e il principio del 1802 la Repubblica Italiana e si faceva eleggere Presidente, lasciando la Vice presidenza a Melzi d'Eril, patrizio milanese molto popolare. Vittorio Emanuele 1 conservava il possesso della Sardegna. Passata la burrasca e costituitosi il nuovo Governo, i Brisinesi, tornati all'attacco, ottengono la conferma della pensione annua di lire duecentocinquanta di Piemonte con un Rescritto del Ministro per il Culto, del 17 aprile 1804, al N. 3782 e comunicato alla Curia di Novara il 23 dello stesso mese, del seguente tenore: Materia Ecclesiastica.
n. 6772 Sez. seconda Novara 23 aprile 1805.
Il prefetto del Dipartimento dell'Agogna al Sig. Arcivescovo, Vescovo di Novara. Dietro il dispaccio del Ministro per il Culto delli diciassette corrente n. 3 782, Vi partecipo Signor Vescovo che il Governo sopra di Lei apporto, ha confermato in favore della Comune di Brisino, distretto di Intra, l'agevolezza concessa dal Re Carlo Emanuele di lire trecentocinquanta di Piemonte indotte però ora soltanto a lire duecentocinquanta parimenti di Piemonte sul fondo Nazionale per un Vicario da ivi risiedere per l'esercizio del Culto Cattolico. non che i terrieri di Magognino contribuiscano le offerte e convenute lire quattromilacinquecento per la casa del Vicario, ritenendosi che la superiorità locale Ecclesiastica consenta alla divisata erezione di detta Vicaria. Mi compiaccio significarvi la governativa determinazione, di cui vado a rendere intesi anche gli interessati, prevenendovi d'aver il prelodato Ministero già date le opportune disposizioni per il corso regolare del mentovato assegno annuo di lire duecentocinquanta di Piemonte. Gradite Sig. Vescovo che Vi riprotesti gli atti della mia distinta stima e considerazione.
Firmato
Sottosegretario Bazzoni
Sottosegretario Parravicini
Una delle condizioni per ottenere l'erezione di una chiesa a Parrocchia era l'esistenza di una Casa parrocchiale efficiente. Quindi il popolo di Brisino si adoprò, con il solito tenace impegno, per provvedere il paese di una casa per il futuro parroco tanto invocato. Il 17 aprile del 1805, alle due di notte, a Brisino, in casa di Baldassare Leone, davanti al notaio Giuseppe De Antonis, aIla presenza del Sac. Giuseppe Maria De Stefanis e di Giuseppe Maria Bono nativi e abitanti a Vezzo come testi¬moni, fu acquistato lo stabile di Albino e Valentino Zanoletti, di Marianna Del Grande, di Rosalia Del Grande. Gli acquirenti, deputati dalla Comunità di Brisino furono Carlo Antonio Costa, Antonio Rabaioli e Giacinto Leone. Nel documento, è minuziosamente descritta la casa da acquistarsi al prezzo di 1.320 lire di Milano e la porzione della somma spettante a ciascuno dei venditori. .Seguono tutte le firme dei venditori, dei testimoni, dei deputati di Brisino e del notaio Giuseppe De Antonis.
Eccovi l'atto notarile:
Vendita fatta dalli Valentino Zanoletti, Albino Zanoletti Marianna del Grande e Rosalia del Grande a favore delli Signori Carlo Antonio Costa, Antonio Rabaioli e Giacinto Leone deputati della Comune di Brisino. L'anno del Signore mille ottocento cinque ed alli diciassette del mese di aprile in Brisino, alle due di notte, nella casa di Baldassarre Leone ed ivi avanti dì me Notaio Giuseppe De is ed alla presenza del sig. sacerdote Antonio De Stefanis e Gìuseppa Maria Bono nativi ed abitanti nel comune di Vezzo, testimoni noti, cogniti, richiesti, astanti ed infra meco sottoscritti colli venditori Albino e Valentino Zanoletti e Deputati e gli altri segnati con croce per essere illetterati Personalmente costituitili sigg. Valentino Zanoletti fu Tomaso nativo e abitante nella comune di Magognino, il quale promette per le sue figlie Francesca e MariaDominica di rato e di far ratificare il presente, Albino Zanoletti fu Francesco nativo e abitante in Magognino promettendo anche questo dirato e di far ratificare il presente dai suoi fratelli sig. sacerdote Orazio, e Giovanni MariaAnna Del Grande fu Bartolomeo, e Rosalia Del Grande fu Bartolomeo nativa di Brisino e abitante in Magognino sorella, le quali spontaneamente ed in ogni altro miglior modo per loro eredi e successori hanno dato, venduto e rimesso, come danno vendono e rimettono alli qui presenti Carlo Costa fu Giov. Antonio, e Giacinto Leone del viv. Baldassarre, ed Antonio Maria Rabaioli fu Andrea nativi ed abitanti in Brisino, quali Procuratori della Comunità di Brisino, costituiti per mandato di Procura del¬ l'anno, mese e giorno in esso contenuto, ricevuto Bellini, stipulanti ed accettanti per la Comune a monte del Biglietto Regio dell'estinto Governo e Re di Sardegna. Un corpo di casa indivisa con Lucrezia Del Grande moglie di Giacomo Giovanni consistente in stanze sei tra inferiori e superiori coperte a piode con corte davanti, pozzo comune con Pietro Del Grande, stalla dirupata, airale pure dirupato ed altra stal¬letta simile dirupata nella terra di Brisino poste, ignorando il numero di mappa, regione casa di Bartolomeo Del Grande coerenti strada, li eredi Gio. Battista Rognino e strada De Giovannini e Pietro Del Grande, colli suoi accessi, usi, vie, attinenze e pertinenze libere e franchi d'ogni peso, ipoteca e servitù, salvo delle pubbliche imposizioni, il tutto colle clau¬sole abdicative e transIative di dominio e possesso, ed atta del¬ l'amplissimo costituto possessorio con promessa dell'erezione, totale difesa e manutenzione con ristoro di danni e spese. E ciò per e mediante il prezzo e somma di lire mille tre centoventi dì Milano, delle quali lire hanno delegato e dele¬gano di pagare per la concorrente somma di lire settecentocinquanta di Milano di quelle pagare alla cittadini Lucrezia Del Grande per altrettante che si credono debitori e di dover riportare dalla medesima l'opportuna quietanza giustificante il seguito pagamento e le restanti lire simili di Milano, cinquecentosettanta di Milano, si obbligano li sud¬ detti Deputati di quelle pagare ad ogni richiesta delle parti senza corrispondere sopra essa veruna somma di interessi, per la quale somma pagata che sarà adesso per allora, ne hanno spedito e ne spediscono ampla finale e generale quie¬tanza, con promessa di più domandare, nemmeno permettere che per altri gli venga chiesta cosa alcuna alla riserva di essa somma. Dichiarando le parti aver narrato il pozzo comune con Pietro Del Grande non sanno bene verificare tale comunione giustificando la comunione del Pietro Del Grande, in difetto sarà libero. Del che tutto davanti le parti a me cognite, dicendo vero, hanno promesso e promettono di le medesime attendere ad osservare sott'obbligo dei loro beni presenti e futuri in, quanto alli venditori e deputati dei beni colla presente comune di Brisino presenti e futuri in forma fiscale e camerale e richiesto ne ho ricevuto il presente e mi sono sottoscritto e per l'insinuazione lire due e soldi cinque.
Firme: Valentino Zanoletti Albino Zanoletti (sottoscritti) Marianna Del Grande Rosalia Del Grande (segnate) Giacinto Leone Antonio Maria Rabaioli Carlo Antonio Costa, deputati (sottoscritti) Giovanni Antonio De Stefanis e Maria Giuseppa. Bono, testimoni (sottoscritti)
L'avanti scritto Istromento contiene facciate tre oltre il presente scritta di mio carattere sopra fogli uno di carta.
In fede. sottoscritta
Giuseppe De Antonis - Notaio
I Brisinesi hanno fretta e insistono presso le Autorità ci vili, affinché si interpongano presso il Vescovo di Novara, ode accelerare i tempi. Infatti, in data 4 ottobre 1805, il Prefetto sollecita il Vescovo con la seguente lettera intestata protocollata al n. 16905:
Regno d’Italia
Novara li 4 ottobre
Il Prefetto del Dipartimento dell'Agogna.
A Mons. Arcivescovo, Vescovo di Novara.
Con una nuova petizione ed allegati li deputati del Comune di Brisino implorarono da S.E. il Ministro per il Culto l'esecuzione delle Governative disposizioni enunciate nel Dispaccio deI pre lodato Sig. Ministro delli 17 p.p. n. 3782 comunicato a V. S. da questa Prefettura con foglio n. 6772 relativamente alla chiesta erezione di quella Vicaria in Parrocchia ed al cui effetto ho con mio Decreto delli 19 pp. agosto autorizzali i detti deputati a presentarsi a cotesta Curia Vescovile. Per corrispondere ora al Superiore incarico appoggiatomi col Preg. mo Ministeriale Devattergato alla petizione che le rassegno unitamente agli allegati, mi occorre, Monsignore, d'essere informato quali siano le disposizioni posteriormente onde da lei date per ciò che riguarda il pastorale suo istituto, che mi trovo nella circostanza d'interessare la sperimentata di Lei compiacenza a riferirmi in quale stato trovasi l'affare, ed i motivi che si frapposero all'adempimento delle governative prescrizioni, non disgiunti dal savio di Lei sentimento, che sollecitamente attenderò col ritorno delle carte. Ho l'onore di protestarle ì sensi dell'alta mia stima e considerazione.
Firmato
Torrielli – Sottosegretario
Bozzoni – Segr. Generale
Ogni difficoltà e questione sono state ormai appianate. Il Prefetto del Dipartimento dell'Agogna sollecita il Vescovo ad erigere la nuova Parrocchia, con una lettera del 7 ottobre 1805, n. 17161:
Il Prefetto del Dipartimento d'Agogna
a Mons. Vescovo di Novara n. 17161 Materia Ecclesiastica
Div. I Regno d’Italia. Novara 7 ottobre 1805
Giacché la sola difficoltà, che si frapponeva all'esecu¬zione del Decreto del Ministro per il Culto delli 1 7 p.p. aprile n. 3782 in ordine all'erezione superiormente ordinata della Parrocchia di Brisino, fu tolta, stante l'acquisto duna casa fatto da quella Comunità coll'Istromento delli 17 detto mese, ro esecuzione delegato De Antonis, potrà Monsignore affrettare il del succitato Decreto; e così compiacere la Medesima Comune coll'erigere mediante le formalità prescritte dalle Veglianti leggi ecclesiastiche, ed a termine della Episcopale di lei ministero la suddetta Vicaria in Parrocchia, al cui effetto le ritorno le carte pel caso potessero servire nella celebrazione del relativo'. Istromento ad assicurare l'interesse della Parrocchia e dei suoi successori. Mentre in questi sensi riscontro il di Lei foglio liti do l'onore di protestarle, Monsignore, i sentimenti dell'alta mia stima e considerazione.
Sottosegretario - Torrielli
Segr. Generale - Bazzoni
Tutto disposto e preparato, i Brisinesi, a cuore tranquillo, inoltrano al Vescovo di Novara l'ultima petizione che è ormai soltanto una formalità:
Rev.mo Mons. Arcivescovo, Vescovo di Novara.
Giacinto Leone ed Antonio Maria Rabaioli, Procuratori degli uomini di Brisino, come da Istromento del primo settembre 1797 rogato Tachini, già dimesso negli Atti della Curia Vescovile, avendo finalmente riuniti tutti i documenti e disposta ogni cosa per la dismembrazione di Brisino dalla Parrocchia antica di S. Albino e per l'erezione di una nuova Parrocchia sotto il titolo e nell'Oratorio della SS. Trinità di Brisino, supplicano divotamente l'amorosa paterna bontà di Mons. Vescovo Rev.mo che si degni di esaudire i voti del popolo di Brisino colla sollecita e canonica erezione, che implorano per venire presto provvisti d'un Parroco cotanto necessario a loro bene e comodo spirituale Della grazia.
Giacinto Leone Procuratore
Rabaioli Antonio Maria Procuratore
(12 10 1805) - Brisino la sua parrocchia. Il frutto di tanto lavoro, di tanto determinato impegno, di numerose istanze ed insistenze viene raccolto il 12 ottobre 1805, otto giorni dopo la lettera prefettizia, quando il Vescovo di Novara S.E. Mons. Vittorio Filippo Melano di Portula decreta l'erezione della Parrocchia della SS. Trinità di Brisino.
Il documento, raccolto in Archivio Parrocchiale, consta di ben quarantuno pagine formato protocollo. Alcuni decreti sono in lingua italiana e sono riportati testualmente: quelli in lingua latina sono stati tradotti letteralmente. Vittorio Filippo Melano di Portula dell'Ordine dei dicatori, per divina misericordia e per grazia della Santa Sede Apostolica Arcivescovo, Vescovo della Santa Chiesa Novarese. Poiché già da molti anni fra gli abitanti delle località di Magognino e di Brisino di questa nostra Diocesi, costituenti 1711, un'unica parrocchia eretta nell'antica chiesa di S. Albino, situata in aperta campagna, isolata, distante circa 1 miglio da ambedue le Comunità, per il fatto che i Particolar di Magognino abbiano proposto e richiesto il del diritto di parrocchialità alla Chiesa costruita a tale nel loro paese ove fino ai nostri giorni abitarono i Parroci di S. Albino e per ìl fatto che i Particolari di Brisino si opposti con tutte le loro forze a quella proposta e a la ILI richiesta, per il disagio più grave che recherebbe loro a causa della maggiore distanza e siccome sorsero contese tanto aspre e tanto dannose al bene spirituale di tutto il popolo, che ogni tentativo di persuasione fatto con forza e con virilità dal Vescovo non riuscì mai a comporre, per efficace della Regia Potestà che il popolo di Magognino, a causa di questi gravi disordini materiali e morali, aveva invocato, fu concordato e stabilito che il diritto dell'antica Parrocchia venisse trasferito alla nuova Chiesa di Magognino e che dall'altra parte le anime degli abitanti di Brisino venissero staccate dall'antica giurisdizione della primitiva Parrocchia e che venisse eretta un 'altra Parrocchia nell'Oratorio della SS. Trinità di Brisino: come risulta dall'Istrumento della legale transazione e convenzione, alla presenza legale delle due parti, davanti a Giovanni Battista Bellini, allora Prefetto Regio della città di Pallanza, appositamente delegato a tale atto, rogato dal suo segretario Baldassarre Tacchini, avvenuto il 1° settembre 1797 come appresso riportato.

Una testimonianza di quale fosse la situazione del Vergante ci viene dai dati sugli abitanti al 31/12/1881 (pubblicati nel Dízionario dei Comuni del Regno del 1885 - 1901), oggi sono cambiati alcuni comuni,confrontando il numero degli abitanti si riesce capire anche l’evuluzione del paese, dove crescono gli abitanti si ritrovano gli insediamenti industriale, sparisce in questi ultimi 100 anni il lavoro nelle campagne , la pastorizia a beneficio delle aziende artigiane, poi industriali e dei sevizi. Oggi l’indotto, il turismo ed i sevizi fanno da padrone nella gestione dell’economica e delle persone del Vergante.

*Comune, ()ex – comune, o Censimenti 1885 – 1901.


Comuni e frazioni Abitanti Comuni e frazioni Abitanti
Ieri
1881 Oggi
1999 Ieri 1881 Oggi 1999

Arona * 4182 14642 Belgírate * 709 555
Dagnente() 615 Meina * 1125 2271
Baveno * 2274 4605 Ghevio() 646
Loita, Romanico, Ronco Silvera()
Gignese * 335 873 Solcio d Meina()
Alpino() Lesa * 1853 2366
Nocco() 224 Villa Lesa()
Vezzo() 244 Solcio di Lesa
Stresa* 1393 4833 Connago () 216
Brisino () 342 Calogna () 272
Vedasco (ex fr. di Brisino) 80
Binda(ex fr Brisino) 71 Massino * 1084 1056
Passera (ex fr Brisino) 38
Magogníno () 327
Chignolo Verbano Carciano() 1189
Levo (ex fr.Chignolo() 158 Nebbiuno * 355 1504
Someraro() 90 Tapiglíano() 303
Campino() 65 Corciago () 291
Isole Bella e Pescatori” 36 Fosseno () 337
Brovello * 480 521
Carpugnino* () 243 Pisano * 516 755
Graglía Piana () 166 Colazza * 502 408
Stropino () 145
Intra*() 5745 Pallanza* () 4241

Le cittadine della sponda Nord Est Intra,Pallanza e Suna. Oggi con Suna formano un solo comune di Verbania ed anche il capoluogo della nuova provincia Verbano – Cusio. Il comune di Chignolo Verbano comprendeva le Isole, Carciano, Someraro, Campino, e Levo. Le due cittadine della sponda Nord Est Intra e Pallanza
Redatto 1969 - Ultimo Aggiornamento 1992. Il decremento della popolazione è dovuto principalmente ad una emigrazione costante ed il calo delle nascite ha fatto il resto.
Il ricercatore di queste pagine ha lasciato Brisino nel 1956.

Vedi documento E - Transazione tra la comunità di Magognino e quella di Brisino.
Sistemate così le cose con regolare Istromento il Re Carlo Emanuele, dietro relazione del Delegato Bellini, non solo approvò quanto contenuto in detto Istrumento e ordinò di eseguire quanto prescritto ma vista l'impossibilità degli abitanti di Brisino di costituire una congrua completa per la nuova Parrocchia da erigersi per sedare finalmente le gravi e inveterate controversie da lungo «effervescenti» fra le due popolazioni per il comune bene spirituale assegnò anche una pensione annua di L. 350 piemontesi come dotazione della Parrocchia da erigersi, prelevandole dagli interessi dei Monasteri soppressi. come da Biglietto Regio del 7 agosto 1798
Vedi documento F. Ricerca dei fondi per mantenere il parroco )
In seguito gli abitanti di Brisino procurarono, secondo le loro forze, una parte della dote ossia congrua da assegnarsi a favore del Beneficio Parr. le da erigersi nella Chiesa della SS. Trinità, come risulta dall'Istrumento del 21 ottobre 1798
Vedi documento G. rendita assegnata al parroco.
Assegnata la dote, fu proclamato a tutto il popolo l'Editto canonico, come da normale prassi, e affissa e pubblicata e si ricevette l'attestazione dell'avvenuta pubblicazione ed affissione
Vedi documento I. Divisione fra le parti.
Finalmente si giunse alla divisione tra le due Parti di tutti gli stabili e mobili che la vecchia Chiesa e Parrocchia di S. Albino possedevano e alla designazione dei Legati ai rispettivi parroci come stabilito dalla Curia in data 2 dicembre 1798, confermata dalla relazione del Vicario Foraneo del 29 febbraio 1799
Vedi documenti L e M. Visite del vicario.
E furono visitate dal Vicario Foraneo da Noi delegato le due Chiese della Natività della B. V. M. a Magognino e della SS. Trinità in Brisino, ed ambedue furono ritenute adatte a contenere i rispettivi fedeli e provviste di tutto quanto occorre per celebrare le sacre funzioni, come Ci risulta dalla relazione del Vicario Foraneo delegato.
Vedi documento N. Invasione Francese.
Ma per le ben note vicissitudini politiche, l'erezione della nuova Parrocchia di Brisino rimase sospesa. Ma, costituitosi felicemente il nuovo Governo, gli abitanti di Brisino ottennero la conferma dell'assegnazione della Pensione Regia annua di lire trecentocinquanta della moneta piemontese, che fu ridotta a lire duecentocinquanta piemontesi, con Biglietto del 17 aprile n. 3 del 1782
Vedi documento O. Casa parrocchiale
Mancava però in Brisino la casa del Parroco per il cui acquisto i Particolari di Magognino dovevano pagare lire quattromilacinquecento di Milano. Pertanto la casa per il Parroco nuovo e successori fu acquistata in Brisino, secondo l'Istrumento del 17 aprile ultimo scorso.
Vedi documento P . Nuova canonica.
Piò il Prefetto dello stesso Dipartimento, avendo a p¬erepurato che tutto era stato legalmente predisposto dichiarò che si poteva erigere la nuova Parrocchia di Brisino, secondo le vigenti leggi e disposizioni ecclesiastiche e ci esortò a procedere al più presto con lettera del 7 c.m. n. 1761.
Vedi documento R. Separazione dei beni delle due comunità.
Disposte e preparate così tutte le cose, i Signori Giacinto Leone e Antonio Maria Rabaioli, Procuratori degli uomini di Brisino Ci supplicarono, in forza dell'Istrumento io del 1 settembre 1797, di procedere alla separazione dalla Parrocchia di S. Albino e all'erezione canonica di una loro nuova Parrocchia sotto il titolo della SS. Trinità.
Vedi documento S. Elevazione da Oratorio a Chiesa.
Noi, dunque, spinti dalla sollecitudine del nostro ministero pastorale, accogliendo le domande e i voti del popolo di Brisino, in conformità ai Rescritti dell'Autorità Statale, in forza dell'Istrumento delle predette convenzioni, visti e considerati attentamente i singoli presentati documenti, con la Nostra Autorità, nel modo migliore e a maggior lode e gloria di Dio Onnipotente, per procurare il bene spirituale degli abitanti di Brisino, separiamo, dividiamo e stacchiamo le famiglie e tutte le anime di Brisino e il suo territorio dall'antica Chiesa parrocchiale di S. Albino e dalla giurisdizione spirituale del Parroco di Magognino e li affidiamo, così separati, divisi, staccati alla piena e unica giurisdizione spirituale del Parroco da nominarsi a Brisino, Ordiniamo, Decretiamo, Dichiariamo e siano assegnati a Lui e a Lui soggetti. E la Chiesa di Brisino che ci risulta con certezza essere sufficiente a contenere la popolazione e dotata di tutte le suppellettili e di tutte le altre cose richieste per lo svolgimento decoroso delle sacre funzioni eccetto il Cimitero e dotata pure di un congruo reddito per l'alimentazione della lampada (del SS. Sacramento) la erigiamo e la eleviamo a Chiesa Parrocchiale sotto il titolo della SS Trinità e vogliamo che sia eretto ed elevato. Inoltre dichiariamo anche che così e da ora sia chiamata la Chiesa della SS. Trinità di Brisino. Ma poiché il popolo di Brisino non ha un altro Cimitero nella sua nuova Parrocchia e siccome non sono ancora state stabilite le modalità per le quali il popolo di Magognino e di Brisino debbano usare dell'antica Chiesa Parrocchiale di S. Albino, per la nostra ordinaria autorità, diamo il diritto al popolo e al Parroco di Brisino di seppellire i loro morti nell'antico Cimitero di S. Albino e di usare la vecchia Chiesa secondo le Convenzioni e le Transazioni del settembre 1797 e secondo le prescrizioni del nostro Vicario Generale del 2 dicembre 1798. Come dote del nuovo Beneficio Parrocchiale dì Brisino approviamo stabiliamo e assegnamo la Regia Pensione annua di lire 250, come da Decreto del ministro per il Culto n. 3782; lire annue 400 piemontesi affirmate dagli uomini di Brisino come parte della congrua della loro nuova Prebenda Parrocchiale, oltre a tutte le altre prestazioni annue di vino, grano e legna, come stipulato nell'Istrumento di Transazione del 1 'sett. e dell'assegnazione della congrua il 21 ott. 1798. Inoltre assegnamo la Casa che, con Istrumento dei 17 aprile u.s., gli stessi uomini di Brisino comprarono come abitazione del loro Parroco e si impegnarono per la manutenzione sempre secondo l'Istrumento del 21 ottobre 1798; e ancora qualsiasi altra prestazione ed emolumento dei battesimi, dei matrimoni e dei funerali, ed anche qualsiasi altro incerto straordinario di consuetudine locale che in qualsiasi modo sogliono e debbono corrispondere al Parroco. In forza di questi atti di separazione e di erezione dichiariamo che la Chiesa Parr.le della SS. Trinità di Brisino sia staccata dalla primitiva Parrocchia e che si debba provvedere un Parroco, quando non ci sia per il futuro, mediante regolare concorso stabilito dal Concilio Tridentino, eccetto questo primo periodo in cui non c'è, per il quale Noi ci riserviamo espressamente di provvedere con concorso ed esame privato. E tutto ciò che abbiamo detto, disposto ed ordinato lo approviamo e lo confermiamo con la nostra ordinaria Autorità che sappiamo sicura, rata, e valida in ogni miglior modo.
Data dal Palazzo Episcopale di Novara il dodici ottobre 1805.
Firmato.
C.J. Rabbaglietti Vic. Gen.
Con speciale mandato Giovanni Velini - Cancelliere Vescovile


Si sono alternati 21 (attualmente da alcuni anni ci sono reggenti) pastori dalla nascita della comunità Brisinese dopo la scissione di S.Albino 1780, che insieme al deputato prima, sindaco e podesta dopo hanno di fatto governato il paese.
La storia di una comunità si misura sui pastori, sui sindaci, sui marescialli, sui medici ed i farmacisti.
Dal Al 1° Quadro i Parroci
1799 1805 Furono cappellani i sacerdoti, De Antonis Giovanni Battista, De Stefanis Giovanni Antonio.
1805 1818 e precisamente il 12 ottobre la Chiesa della SS.Trinità fu eretta a Parrocchia. Primo parroco fu De Antonis Giovanni Antonio, fino al 1818.
1819 1825 fino al 1825 si ebbero come reggenti: Zanoletti Tommaso Nerini Carlo Zanoletti Giuseppe Battista Victor Ralli Zanoletti Tommaso.
1826 fu nominato parroco il Sac. Albino Costa.
1865 1870 ancora reggenti: Molinari Giacomo don Angelotti Costa Giacinto
1870 1881 fu parroco il Sac. Francesco Battioli.
1881 1902 Poi ancora la reggenza di don Angelotti Ferraris Giovanni Nicola.
1903 1906 fu parroco il Sac. Costa Pietro. Alla sua morte resse la Parrocchia ancora don Nicola Maiola
1907 1929 divenne parroco don Fiorenzo Garrione.
1930 1933 dopo la reggenza di don Carlo Romerio, si ebbe come parroco, il sac. Giuseppe Colli Vignarelli.
1934 1938 Il Sac. Carlo Romerio, parroco di Magognino, resse ancora la Parrocchia fino alla nomina di don Antonio Ubezio.
1939 1954 parroco don Antonio Ubezio. Dopo una reggenza di pochi mesi di don Walter Del Co te, fu immesso in Parrocchia da Mons. Ugo Poletti il sac. Antonio Guarneri, il 17 luglio 1955.
1955 1994 il sac. Antonio Guarneri, il 17 luglio 1955
1994 1999 Vari reggenti Don Virgilio di Gignese, Dpn Dario di Magognino, Don Alfonso Rosmini di Stresa, Don Angelo Zanetta di Stresa e di nuovo Don Alfonso Rosmini/Stresa.
2000 2006 Oggi viene retta dai parroci che si alternano dal vicino seminario Rosminiano di Stresa e/o preti, Don Alfonso.
1908 1987 Dobbiamo ricordare, a conclusione, una vocazione sacerdotale e missionaria. Padre Giovanni Rabaioli, nato a Brisino nel 1908, figlio di Giovanni Battista e di De Giovannini Marietta, è sacerdote nella Congregazione Missionari della Consolata di Torino e missionario in Kenya ove svolse il suo ardente si apostolico. Fu pure Vicario Generale del Vescovo di Marsabit Mori a Maralal il 15 novembre 1987. Il suo funerale, che avvenne a Maralal, presenti il Vescovo e 35 sacerdoti e di fedeli. Tutti, piangendo, parlavano entusiasti del grande lavoro quarantennale di Padre Giovanni e del immenso cuore missionario. Sepolto, per suo desiderio, nel cimitero di Maralal, sul suo campo di lavoro, vicino ancora e sempre alla sua gente. Brisino lo ricorda con una stele a fianco della Chiesa di S. Albino, come uno dei suoi figli più generosi.

000
Dal Al 2° Quadro i rappresentanti dei regno, i Podestà, Sindaci, La Pro Loco sono quasi sempre mancati: il medico, i maresciallo, il farmacista o l’autorità. (*)
1799 1805
1805 1818
1819 1825
1826
1865 1870
1870 1881
1881 1902
1903 1906
1907 1929
1930 1933
1934 1938
1939 1954
1955 1994
1994 1999
2000 2006



Da aggiornare (*)
Il seguente elenco statistico dei Brisinesi che ricevettero il Sacramento della Maturità cristiana può darci una prospettiva demografica del nostro paese. I bambini e le bambine venivano ammessi a ricevere il Sacramento della Confermazione dall'età di cinque o sei anni ed in altre parrocchie, perché nel Settecento la nostra Chiesa non era ancora parrocchia e perché nel secolo scorso, i Vescovi avevano ancora difficoltà a raggiungere ogni singolo paese. Nei riferimenti storici come potrete notare ( nei tre secoli passati) i notri nonni e genitori hanno passato la loro vita tra una carestia o una guerra. Chi vi scrive ha oggi più di 60 anni.

Anagrafe dal 1799 al 2006 (*)
Nascite Località Storia
Anno Giorno e Mese Parrocchia m f Riferimenti storici e Avvenimenti
1797 8 luglio Dopi i moti di Pallanza repressi con il sangue e la prigione Nasce la costituzione Cisalpina imposta da Bonaparte
1798 I Francesi ocupano Roma
1799 21 agosto Stresa 25 19
1800 Campagna napoleonica in Italia annessione del regno di Sardegna
1804 07 giugno Isola Sup 8 10
1805 5 maggio Muore napoleone
1812 19 settembre Stresa 17 14
1814 15 settembre Viene riconosciuta la municipalità di Brisino
1817 10 giugno Stresa 04 07
1821 05 giugno Brisino 12 19
1831 31 luglio Stresa 20 21
1840 27 giugno Stresa 5 07
1851 28 settembre Brisino 21 21
1853 5 giugno GragliaS. Pietro. 63
1860 15 aprile Stresa 08 08
1867 3 aprile Stresa 11 19
1873 6 ottobre Stresa 10 6
1879 9 ottobre Brisino 12 06
1887 3 ottobre Brisino 11 13
1892 3 ottobre Stresa 4 2
1898 13 maggio Brisino 11 12
1905 21 agosto Gignese 6 5
1909 19 agosto Brisino 1 Nasce mio padre
1915 0 0 1° Guerra Modiale
1911 3 maggio Brisino 18 10
1918 2 maggio Nasce mia madre
1918 Fine della Guerra - Epidemia della spagnola. Muore mia nonna Teodolinda
1920 21 giugno Brisino 8 15
1921 Livorno Scissione della sinistra Italiana
1926 14 giugno Brisino 13 7
1932 6 giugno Brisino 7 2
1937 2 giugno Brisino 5 6
1938 1938 - 1945 Inizia la persecuzione degli ebrei e poi l’olocausto
1939 2a Guerra mondiale. Invasione della polonia da parte dei nazisti
1940 29 settembre Brisino 1 0 L’Italia entra in guerra
1942 16 maggio Brisino 10 4
1945 0 0 Fine della Guerra
1946 5 maggio Brisino 2 0 2 giugno. La repubblica.
1948 8 agosto Brisino 8 4
1953 5 settembre Brisino 7 0
1959 1 agosto Brisino 7 13
1965 17 giugno Brisino 10 9
1973 27 maggio Brisino 6 3
1978 28 maggio Brisino 3 3
1983 29 maggio Brisino 1 5
1986 1 0
1987 10 maggio Magognino 3 2
1988 4 2
1989 Brisino 0 1 Cade il muro di Berlino
1990 1 1
1991 Brisino 0 1
1992 0 0
1993 Brisino 0 4
1994 1 1
1995 Brisino 0 0
1996 0 1 La sinistra tradizionale al governo.
1997 Brisino 2 1
1998 4 2
1999 Brisino 0 0
2000 1 0
2001 Brisino 1 0 La destra riconquista il governo del paese
2002 Brisino 1 3
2003 Brisino 20 marzo, USA, GB, SP, col sostegno di circa 30 paesi dichiarano guerra all’Irak, una nuova fase si apre nel modo
2004 Brisino
2005 Brisino
2006
10 aprile Brisino Il centro sinistra ritorna al governo del paese.
2007
2008
Brisino
2009 19 agosto Brisino Centenario della nascita di mio padre.
2010
2011
2012
2013
2014
2015
2016
2017
2018
2019
2020
2021
2022
2023
2024
2025
2026
2027
2028
2029
2030
2031
2032


Note. Nel 1939 il 20 marzo Hitler invadeva la Polonia Nel mondo ci sono circa 70 guerre e tutte sostenute ed armate dal mondo occidentale. Vedi alla pagina argomenti. Cronistoria che va dal 1798 al 2003. Guerra USA, per quale democrazia. 12 Novembre. Strage in Irak. Muoiono 19 Carabinieri.

1814 - Viene riconosciuta la Municipalità di Brisino. Il verbale di Installazione della Municipalità di Brisino, su carta bollata di soldi 5, è steso con grafia molto simile ai geroglifici, quasi illeggibile. Siamo nell'anno 1814, il 15 del mese di settembre. L'atto con il quale si conferisce l'autorità municipale a Brisino è firmato, oltre che dall'Autorità delegata, da Vittorio Leone Sindaco e Giuseppe Sala Consigliere è segnato da Giacomo Minola Consigliere.
1828 - Il 24 luglio 1828, nella Sala Consigliare di Brisino fu stilato un Progetto di Separazione della Comunità di Brisino, composta da 4 borgate, composte in 2 aggregati. Rimaneva, però, sempre un nome solo e un solo Comune, retto da un solo Sindaco e da una sola Amministrazione Comunale. Il progetto fu letto sulla pubblica piazza, con la maggior affluenza di popolo, dato il segnale con le campane e rimase esposto all'Albo fino al tramonto. Causa: per togliere di mezzo le inveterate discordie che sorgevano nell'applicazione delle tasse. Perciò si proponeva la separazione delle attività e passività di ciascuna frazione per avere basi certe e dati invariabili che permettessero un'equa ripartizione fiscale. La divisione era facilitata dal fatto che esistevano ancora i «termini» o confini territoriali, altrimenti ogni smembrazione «sarebbe stata tenebrosa e impraticabile». E bene ricordare che prima del 1773 la Comunità di Brisino formava due corpi Amministrativi totalmente separati, con territori separati, propri registri e catasti, come risulta dall'Archivio comunale.
Erano:
Sì proponeva, pertanto, di ritornare allo status quo an¬teriore, al 1773. n E in Pallanza, l'otto novembre 1828, davanti all'intendente Ronchi, si deliberò a pieni voti la divisione per “ la profonda saviezza del Presidente, considerate attentamente le proposte del Sindaco dopo seria e attenta meditazione esposte placidamente le rispettive ragioni “. ( questa frase sta a significare che l’atto arriva dopo che èra stata messa sottosopra l’intera comunità) Fu precisato a riguardo del Consiglio Comunale: a Brisino capoluogo risiederà il Sindaco, un Consigliere ordinario e un Consigliere aggiunto. A Vedasco: un Consigliere ordinario e due aggiunti A Binda e Passera: un Consigliere ordinario e un aggiunto alternativamente, per un triennio. Inoltre: quattro Consiglieri supplementari, uno per ogni, frazione. Per evitare ogni contrasto, le Spese Straordinarie sarebbero state cosi ripartite: a Brisino due terzi delle spese; a Passera un terzo; e cosi pure a Vedasco due terzi delle spese; a Binda un terzo. «Campane e campanile sono in comune ai due Aggregati e perciò le spese di manutenzione e riparazioni saranno a carico di Brisino e Passera per due terzi della somma e per un terzo a Vedasco e Binda. Campane e campanile rimangono dì «ragione privativa» di Brisino: le altre frazioni non hanno alcun diritto. Siccome, poi, Passera, Vedasco e Binda appartengono alla Parrocchia di Stresa, per le spese di Culto Brisino (che è parrocchia a sé) non potrà opporsi che Passera versi la dovuta tangente». Anche le spese per la separazione, lire 400, furono equamente ripartite. Per espressa volontà del Sindaco si aggiunse a quell'atto pubblico il seguente articolo: «Se il Consigliere di Passera verrà riconosciuto recidivo di connivenza con le altre borgate, venga destituito e la frazione di Passera perda il diritto di eleggere consigliere un suo frazionista, che sarà eletto invece in capo d'uno di Brisino».
Seguono le firme: Giovanni Costa Sindaco e De Giovannini Giovanni Maria Giuseppe Minola Albino Sala Consiglieri Ordinari - Vittorio Leone Giovanni Battista Minola Giorgio Minola Tommaso Nicolini Consiglieri aggiunti.
1858 - Vittorio Emanuele II Re di Sardegna, dì Cipro e dì Gerusalemme Sulla proposizione del Ministro dell'Interno. Veduta la legge 7 ottobre 1848 Sentito il parere del Consiglio di Stato - Abbiamo decretato e decretiamo: approvato il Regolamento di Polizia urbana e rurale7 ultimo scorso maggio del Con¬deliberato nella seduta del 2 sigillo Comunale di Brisino e ordinato d'ordine nostro dal Ministero predetto. Ordiniamo che il presente Decreto munito del sigillo inserto nella raccolta degli Atti del Governo, mandando a chìunque spetti di operarlo e di farlo operare.
Dato a Torino addi,4 luglio 1858.
Vittorio Emanuele

Camillo Benso Conte di Cavour Visto: il Guardasigilli PC. Zanetta
Tutte le firme sono autentiche ed originali:
il documento è incorniciato e custodito in Casa Parrocchiale.
1905 - Su carta intestata del Comune di Brisino, al n. 2830 di protocollo, in bella grafia venivano richieste al Parroco le copie di tutti gli atti costitutivi della Parrocchia:
Brisino 19 maggio 1905.

Egregio Signore, A questo Comune abbisognerebbe copia dell'atto di funzione della Parrocchia della SS. Trinità di Brisino rogato dal Notaio Giuseppe De Antonis in data 21 ottobre 1798. Prego quindi la ben nota di Lei gentilezza a compiacersi riferirmi se ella può procurarmi la copia di detto atto e degli altri che eventualmente vi fossero relativi alla Casa Parrocchiale ed a quanto ammontano le spese per la copia stessa.
In attesa di un grato sollecito cenno di riscontro distintamente La riverisco.
Il Sindaco
Pastore Costa Francesco
1922 - Si costituisce un Comitato con l'intento di raccogliere fondi per il rifacimento dell'edificio Scuole Elementari e sede nuovo Asilo. Vengono raccolte L. 28.000 che, integrate dal Comune di Stresa, permisero la costruzione dell'attuale edificio, ora sede della "Pro Brisino". Il nuovo edificio, il cui costo fu di L. 40.000 venne inaugurato dal Podestà di Stresa Ferdinando Basile nel settembre del 1929. L'Asilo nel 1931 iniziò la sua opera che continuò fino all'anno 1946, quando fu soppresso per mancanza di un adeguato numero di bambini. Il 30 Gennaio 1937 l'Asilo ottenne la concessione di L. 300 dal Ministero della RealCasa - Segreteria Reale: «Ho il piacere di comunicare che, in adesione alla domanda rivolta a Sua Maestà la Regina Imperatrice, sono state destinate lire Trecento a favore di codesto Asilo. Rimetto la somma mediante l’unito vaglia, pregando di voler restituire firmato il pure accluso modulo di ricevuta.
Il Ministro
De Sanctis
1926 - In conformità e in ossequio alle leggi del governo fascista, con una lunga e minuziosa relazione ridondante di spirito nazionalistico e di aspirazione «a più alte mete», il Podestà di Stresa, nella seduta del 28 agosto 1926, delibera di - domandare al Governo del Re l’aggregazione del Comune di Brisino-Chignolo Verbano a quello di Stresa, per modo di formare uno unico con la denominazione di Stresa Borromeo tale ultima aggiunta in omaggio ad una delle più illustri Famiglie d’Italia, che al golfo che qui si ammira ed alle Isole ha legato un nome che resterà eterno nella storia … -.
Scompare, così il Comune.
Rimarrà il senso vivo della Comunità.
1926 - Ecco il testo completo:
Regno d’Italia.
Provincia dì NOVARA - Circondario di PALLANZA - Comune di BRISINO.
REGISTRO DELLE DELIBERAZIONI DEL PODESTA
COMUNE DI BRISINO - DELIBERAZIONE DELLO ill.mo SIGNOR PODESTA
L'anno millenovecentoventisei addì ventotto del mese di agosto in Brisino, il Podestà assistito dal sottoscritto Segretario: Giuseppe Sperone, ha adottata la seguente deliberazione «Con il Regio Decreto 30 dicembre 1923 n. 28 gg. si apportano alla vigente Legge Comunale e Provinciale radicali riforme.
Il Governo Nazionale Fascista, con rapida procedura, intendeva snellire la vita degli Enti Autarchici, bandire forme procedurali troppo lunghe e gravate di controlli, che se potevano avere azioni di garanzie costituzionali, non erano, in definitiva che mezzi inceppanti alla nuova vita delle aziende locali. Inoltre, effetti che si prevedevano con la riforma erano, fra l'altro, i seguenti:
1° Rapidità e maggior efficacia di azione.
2° Semplificazione di servizi, con una più semplice economia di spese, con notevole
risparmio di energia e di tempo, si preoccupava insomma il Decreto, nella sua essenza:
a) a che le spese ed i servizi cui devesi provvedere, aventi indole obbligatoria, potessero
sempre esplicarsi e non vi fosse il motivo dell’impossibilità perché il territorio e la
Popolazione erano e sono esigui,
b) di dare respiro e possibilità di incremento civile ai Comuni a limitato territorio e con territorio esterno incapace di consentire l'impianto di stabilimenti pubblici, sia a carattere igienico sia a carattere economico
Nota Sono dovuti passare oltre 30 anni per avere le prime strutture pubbliche, sia il ventennio fascista che il periodo che ha governato il centro destra, al paese di Brisino non fu mai fatto un investimento capace di realizzare strutture igieniche e strade. L’intervento della PRO LOCO stimolò, soprattutto per non perdere voti, finalmente l’amministrazione Comunale. Per quanto riguarda il Metano arriva a Brisino verso la fine del secolo scorso. Il trasporto pubblico inesistente fino agli anni 70’ il sevizio c’era a secondo la stabilità dell’azienda di turno e la disponibilità del’autista. No comment. Eppure hanno governato sempre le stesse famiglie per 100 anni. Si vede che ai Brisinesi sta bene così.

Il testo del Decreto, ora diventato Legge ha appunto provveduto ad aggruppare anche Comuni contermini, perché la soddisfazione dei bisogni collettivi non avesse ostacolo di sorta. L `art. 8 dice appunto: «Che ad un Comune può essere dato o ampliato il territorio esterno quando dimostrata l'insufficienza di esso in rapporto all'impianto, all'incremento e al miglioramento dei servizi pubblici o risulti che l'insufficienza del territorio sia d'impedimento allo sviluppo economico del Comune stesso. Ora l'esame deve essere limitato ai Comuni di Stresa, Chignolo Verbano e Brisino Borromeo.

Ora l'esame deve essere limitato ai Comuni di.

1° Stresa con abit. n. 2169
2° Chignolo Verbano con abit. n. 1275
3° Brisino Borromeo con abit n. 392

e ciò secondo i dati ufficiali del Censimento ultimo. Si raffronta la Popolazione con i seguenti altri dati:
Comune est. Ettari red. Terreni red. Fabbricati reddito Note
1°Stresa 194 L. 13488,72 L. 597812,17 L. 454550,48
2° Chignolo Verbano 1307 L. 27280,46 L. 188710,72 L. 253924,04
3° Brisino Borromeo 206 L . 11576,84 L . 33536,75 L. 43513,15

Entrate effettive di bilancio.
1° Stresa L. 451457,97
2° Chignolo Verbano L. 145720,20
3° Brisino Borromeo L. 32400,00

Dai documenti: Si deve notare che Stresa, in pieno e completo sviluppo, è costretta in angusti confini, con l'impossibilità assoluta poi di espandersi, ad Est ed Ovest, a meno che venga la fusione con i comuni contermini. La popolazione di Stresa, limitata nel periodo invernale, in quello stagionale che va dal marzo allo ottobre si popola di migliaia di persone, di turisti e villeggianti, ciò che impone per il mantenimento dei servizi di pulizia urbana, dei servizi igienici, per la tutela insomma dell’igiene pubblica, sacrifici enormi, superiori alla stessa potenzialità del Bilancio. Ogni area fabbricabile è stata utilizzata, specie negli ultimi tempi, in cui il numero delle nuove case o l'ampliamento delle abitazioni ha in Stresa raggiunto limiti imponenti. Si pensi che urge (a parte la generale fognatura) una maggiore alimentazione idrica, la distruzione delle immondizie, non essendo possibile fissare posti di deposito o di raccolta, come in passato, senza correre il pericolo di epidemie. Ma dello stesso male soffrono i due Comuni contermini di Chignolo e Brisino mentre verso in concentrico di Stresa mirano ad ampliarsi sensibilmente. Il problema stradale è assillante; vi dev'essere una con coordinazione perfetta nelle opere di tal genere. I centri dei Comuni la mirano per un forza di comune attrazione a congiungersi ed a fare dei vari paesi un unico paese, abbisogna giungersi no di razionali allacciamenti, di un piano regolatore unico, la mancanza del quale conduce ad una rete stradale nuova irrazionale, contraria alle leggi dell'estetica e quindi con danno del paesaggio e ad un informe aggruppamento di abitazioni. E’ indubitato e fatale che questo magnifico lembo del Verbano diventi un sol Comune, un ritrovo signorile del forestiero. Dove si ammirano le cose fra le più belle del Mondo, dove è dovizia di panorami di aria pura, dove è possibilità di assicurare acque pure, dove il Mondo si affolla, i pubblici tutti devono svilupparsi in ugual ragione. Ora anche il problema delle comunicazioni non si risolverà che raccogliendo i vari centri in un unico Ente perché i singoli Comuni non da soli possono sopperire alle prossime future esigenze che s'imporranno ai Comuni Stazioni di cura, i quali appunto dalle comodità delle strade, di viali, di passeggiate di miglioramenti e di abbellimenti, dovranno trarre le risorse della propria vita. E’ inutile formarsi illusioni; l'industria agricola qui non alligna, non può sopperire che l'industria del forestiero, che, del resto, sulla bilancia commerciale dello Stato apporta notevolissimi benefici. Nelle stesse opere di difesa dei torrenti, nella manutenzione delle strade di grande transito, sarà risolto il problema con un Municipio più vasto e provvisto dei mezzi sufficienti ad ogni bisogno collettivo. Vi sono poi altri interessi che legano i Municipi di Brisino, di Chignolo Verbano e di Stresa. Il servizio sanitario di Brisino è compiuto dai sanitari di Stresa; frazioni di Brisino si servono del cimitero di Stresa; dipendendo da questa Parrocchia. Stresa ha il corso completo elementare, accoglie nelle sue scuole superiori i bimbi degli altri Comuni. Sta per aprirsi l'Ospedale di Stresa, in cui è interessato Chignolo, mentre legati di beneficenza riguardano gli stessi tre Enti. Tutti gli importanti servizi d'anagrafe, stato civile, leva, ecc. ecc. verranno compiuti con rapidità e comodità assoluta del pubblico. La sede del Comune di Chignolo, in piano, dista da quella di Stresa, in linea d'aria, non più di 800 metri, mentre le più lontane frazioni dello stesso Chignolo, hanno il vantaggio, ad esempio Levo, della ferrovia al Mottarone che solca il Comune stesso per buona parte, discende nel cuore di Stresa. Le più importanti frazioni di Brisino, distano pochi passi da Stresa e sono collegati a questa con strada consorziale. Ma mentre per il Comune di Brisino, un giorno solo di servizio è obbligatorio per il Segretario e per Chignolo tre non intere giornate sono destinate al pubblico, a Stresa l'orario di otto ore giornaliere consentirà al pubblico di affluire con tutte le comodità possibili ed in tutti i giorni della settimana. Si noti inoltre che Stresa ha un importante mercato settimanale, tutto il commercio e il prodotto di retroterra che trova poi come comodità incalcolabili: la Ferrovia del Sempione, la Ferrovia del Mottarone, linee automobilistiche in tutti i sensi ed infine la Stazione del lago il cui traffico è fra i più intensi della zona Verbanese. Le belle Isole Borromee, i folti boschi dei dintorni, le passeggiate tra i primi abeti e betulle sono un tutto con i magnifici alberghi di Stresa, con l'impareggiabile vetta del Mottarone. Ora Stresa, che deriva la sua vita e la sua forza altrochè dalle sue bellezze naturali, dagli alberghi ospitali, è innegabile che spende per tutti, per quanto è riferimento a quegli agi ed a quei conforti che sono indispensabili al forestiero ed al turista. D'altra parte gli altri centri, come si è detto, offrono altri superbi paesaggi, le fresche acque e la riposante ombra dei boschi. Stresa, si ripete, che spende per tutti nella reclame, ne forza per mantenere la sua fama di Per gli abbellimenti e si s la del Lago, abbraccia con senso di fraterno amore i Comuni viciniori e dice: «poiché comune è la nostra sorte, poiché la nostra vita è troppo legata perché l'uno Comune non possa vivere senza dell'altro, poiché è fatale che pel bene di queste terre, pel bene della Patria, che gli ultimi ridicoli conati di dissensi campanilistici sgombrino il terreno per non ritardare il progresso, uniamoci. questa unione sarà accolta con giubilo da tutti ora e sarà benedetta poi». la grande Milano, per la grande Imperia, per la gran Bolzano e via dicendo, si ebbe dalle Popolazioni, disciplina ora e sempre per il bene di Italia e del Fascismo. E proprio di oggi la voce dei giornali bene informati, che a proposito dei concetti della riforma amministrativa che si sta ora preparando dicono (vedi la Tribuna di Roma «Le Libertà Comunali quali sono e quali si sono manifestate, non solo erano la perpetuazione di una Luce storica Italiana che minacciava la stessa formazione Nazionale, non solo si ponevano contro la stessa costituzione dello Stato, ma sono in antitesi con tutte le esigenze dell'organizzazione sociale contemporanea. I maggiori problemi amministrativi dai tributi a quella dell'assistenza e quelli dei servizi pubblici, sono problemi tecnici e soluzioni vaste, anche e soprattutto se si tratta di fare mille scuole o mille acquedotti, di dotare l'Italia di una rete stradale che serve per i veicoli la cui foggia non è più locale e nemmeno Nazionale ma Europea e Mondiale. A Non c'è per alcun comune la libertà d'isolarsi, nemmeno se questo isolamento possa diventare esemplare per l'organizzazione dei pubblici servizi. Le risoluzioni tecniche essenziali devono essere ormai, come, ad esempio per la strada, unitarie Confortato da tali asserti, a tutti i localismi, a tutti i per essere e non personalismi, i quali non hanno più ragione d sono ostacolare l'opera di chi intende, per il bene della Patria, raggiungere più alte mete,

Il Podestà - A. Visti gli articoli 118, 119, 120, e seguenti della Legge Comunarie Testo Unico 4 febbraio 1915 N. 148 e il Regio Decreto 30 dicembre 1923 N. 283g
Delibera:
di domandare, come domanda, al Governo del Re che il Co¬mune suddetto si aggreghi a quello di Stresa, per modo di uno unico con la denominazione di “Stresa Borromeo ”, tale ultima aggiunta in omaggio ad una delle più Illustri Famiglie d'Italia, che al golfo che qui si ammira ed alle isole ha legato un nome che resterà eterno nella storia.
1. Per ciò che concerne i patrimoni, le rendite e spese a que¬sto relative dei Comuni aggregati, resteranno distinte, come distinti i Bilanci.
2. Comunque ad aggregazione avvenuta, e solo quindi allo¬ra verranno stabilite tutte le altre condizioni dell'unione, in quanto il Podestà si atterrà esclusivamente alle modalità dei relativo Decreto, pur stabilendo fin d'ora che nessun pregiu¬dizio deriverà ai diritti dell'aggregazione. Fatto, letto e approvato.
Il Podestà - F. Basile
Il Segretario Comunale - G. Sperone
1945 - Si costituisce un Comitato per la valorizzazione del paese dei capi famiglia sono escluse le donne.
Egregio Signore, si è costituito un Comitato per la valorizzazione del Paese. Il primo lavoro in programma sarebbe la costruzione della strada per il Cimitero: strada tanto necessaria sia per il Camposanto che per le comodità di campagna. Scopo della presente è quindi quello di invitare tutte le persone che hanno possibilità di dare il loro obolo perché sia possibile far fronte alle numerose e non indifferenti spese cui questo Comitato dovrà sostenere. Certi della vostra comprensione, anticipatamente si ringrazia.
Il Presidente - Pastore Costa Giovanni
Cassiere - Sena Francesco
1946 - Furono iniziati i lavori per l'ampliamento della strada Brisino Cimitero il 2 gennaio 1946 con prestazioni volontarie da parte degli uomini di Brisino di 121 giornate lavorative e con la raccolta di circa L. 120.000. I lavori furono completati, grazie anche all'intervento del Comune di Stresa, nel 1947.
1955 - Verbale di fondazione della Pro Loco.
Il giorno 20 dicembre 1955 i capi famiglia di Brisino, riuniti in Assemblea. decidono di istituire LA “PRO BRISINO” allo scopo di: rinsaldare un'unione di concordia e di forze, potenziare lo sviluppo logistico e turistico del Paese; ottenere più facilmente le opere di Pubblica Utilità.
Sono presenti n°.42 (capi famiglia) uomini pari al 96% che procedono alle votazioni dei membri del futuro Comitato Esecutivo. Vengono scrutinati: 148 voti.
Voti Voti
De Giovannini Giovanni 30 15 Zanetta Pietro Cesare
Rabaioli Antonio 21 12 Sena Francesco
Stegani Neville 18 9 De Giovannini Giacomo
Costa Arnaldo 17 9 Rizzolo Liduino
Rabaioli Primo 17 2 Bianche e nulle
Si dà quindi lettura dello Statuto i cui singoli articoli soggetti a discussione vengono approvati singolarmente per alzata di mano. La prima Assemblea si chiude in un clima di identità di vedute, sembrava d'entusiasmo e d'operosità: il realtà anche la comunità di Brisino entrò nella spirale della guerra fredda, scomparve la laicità dell’associazione per far posto alla gestione della chiesa e democristiana. Viene mantenuta la politica della esclusione delle donne.

Statuto della Pro Loco di Brisino.
1 I membri del Comitato verranno eletti dall'Assemblea per votazione segreta, in numero di nove.
2 Le cariche, in seno al Comitato, saranno stabilite dai membri eletti.
3 Il Comitato dura in carica un anno dal 31 di¬cembre, secondo l'anno solare.
4 Tutte le decisioni che vengono ad intaccare i fini ed i movimenti dell'istituzione possono essere de¬liberate solo dall'Assemblea.
5 Il Comitato ha funzione esecutiva per ciò che fu stabilito in seno all'Assemblea: è responsabile di quanto attui per iniziativa propria.
6 Il Presidente o altro membro del Comitato non potrà agire senza consultare l'intero Corpo Esecuti-vo anche in applicazioni di minor interesse.
7 Le decisioni per essere valide devono essere approvate da un numero di suffragi corrispondente al¬la metà più uno dei Soci iscritti. In seconda convocazione è sufficiente la metà più uno dei presenti.
8 Fanno parte dell'Assemblea quindi si conside¬rano Soci ai fini delle votazioni tutti coloro che avranno ricevuto ed accettato il tesserino di riconoscimento, previo versamento della quota simbolica, che verrà stabilita annualmente dal Comitato en¬trante
9 1 soci* sono convocati, normalmente, per appli¬cazione di manifesto murale
10 L'Assemblea può nominare socio onorario – con tessera, ma senza diritto di voto chi si sarà reso be¬nemerito verso l'Associazione
11 La facoltà dell'Assemblea modificare lo Statuto o fare emendamenti, qualora ne venga riconosciuta mediante votazione la necessità.
12 Tutti possono essere soci, ma il diritto di voto è riservato solo a quelli dì sesso maschile che abbia¬no compiuto i 16 anni, secondo l'art. 8'.
13 Colui che, per giustificati gravi motivi, non po¬trà presenziare a votazioni, può, mediante delega scritta, farsi rappresentare da un altro purché sia socio secondo l'art. 8' e 12'.
14 A modifica dell'Art. 3 0 viene stabilito che il Co¬mitato dura in carica TRE anni, secondo l'anno solare, e la votazione per il rinnovo del Consiglio dovrà effettuarsi entro il mese di DICEMBRE o al massimo entro FEBBRAIO di ogni scadenza.
15 L'Assemblea delibera che l'accettazione di nuovi soci nella «PRO BRISINO» è subordinata al parere del Consiglio che potrà accettarli come Soci Effet¬tivi o Soci Onorari
16 Il Consiglio è tenuto a riunirsi almeno una vol¬ta al mese, in giorno da concordarsi.
17 I Presidenti o chi per essi di organizzazioni sportive, culturali, folkloristiche, sintonizzate con le natalità statutarie della «PRO BRISINO» possono partecipare di diritto alle riunioni di Consiglio.
Nota Postilla. Ci fu fervore di opere. Talvolta la tolleranza verso i diversi venne a meno, ma sulle ali dell'entusiasmo, la comunità operò, sorretto dalla cosciente determinazione di promuovere il bene del paese. Non ci fu più distinzione tra parte religiosa e parte civica, né tra amministrazione ecclesiastica e amministrazione locale. Eravamo una comunità sostanzialmente fondamentalista, non erano ammesse le diversità. Come al tempo dei nostri antenati, molti si allontanarono. E le opere di seguito elencate non furono comunque né poche ne poco costose.

1959 - Nel paese mancavano da sempre mancavano tutte le strutture igieniche e dei servizi.
Tre questioni importanti 1 Costruzione della rete fognaria
2 Costruzione rete idrica
3 Asfaltatura strade interne del paese
1960 / 61 - Sul vecchio sentiero tracciato dai passi dei nostri antenati, viene aperta verso locco, una nuova ampia strada, galleria di verde, che favorirà anche lo sviluppo edilizio.
1963 - Rimosso il vecchio tetto della Chiesa, ne viene costruito uno completamente nuovo, con l'aggiunta di gronda romana in granito e con canali in rame. Viene coperta di rame la cupola del campanile esterna di si completa l'opera con la zoccolatura perimetrale esterna di piode. Si ricava dal sottotetto, corrispondente alla Sacrestia, un locale ripostiglio, con scala di accesso.
1967 - Viene rimossa la balaustra centrale e adattata alla cappella dell'Addolorata. Il 5 giugno 1821 il cardinale Morozzo, nella sua visita pastorale, aveva ingiunto al Parroco di «porre cancelli almeno in legno» a quella cappella. Si pone una balaustra anche all'altare del Sacro Cuore. Costruzione delle due nicchie posteriori e del Battistero, ove è in bella evidenza l'antico fonte battesimale, in raro marmo bianco di Baveno, per opera dell'Impresa De Giovannini. Sostituzione della vecchia e malconcia porta d'ingresso: la nuova è opera di Antonio Modini Sostituzione dei vecchi banchi, che furono portati nella Chiesa di S. Albino, al Cimitero. Acquisto di un nuovo baldacchino processione e. Secondo le prescrizioni liturgiche del Concilio Vaticano 11, viene staccata la mensa dell'altare maggiore, per celebrare verso il popolo.
1968 - Viene ampliata la strada per la Motta del Santo, ove sorgerà un centro residenziale.
1970 - Costruzione nuova Casa Parrocchiale. Con il parere favorevole della Curia Vescovile, riportato sul n. 5 della Rivista Diocesana maggio 1970 l'Impresa edilizia , porta a termine la bella opera che sorge sul terreno del Beneficio Parrocchiale, in zona Raudana.

26 marzo delimitazione area fabbricabile. 28 marzo: inizio scavi per fondazione.
10 dicembre mancano soltanto le rifiniture.
21 gennaio 1971 il parroco si trasferisce nella nuova casa.
Nell'Archivio parrocchiale sono ben conservate tutte le descrizioni, i conti ed ogni documentazione anche fotografica.
1971 - Acquisto aree, da parte della Pro Brisino, per la costruzione di un nuovo piazzale, ed inizio lavori.
1972 - Completamento del grande ed armonioso piazzale. Sistemazione ad alloggio del piano superiore del Salone Parrocchiale, realizzato nel 1956, sui resti del vecchio cascinale annesso alla vecchia Casa Parr.le. (fascicolo illustrativo con resoconto completo in Archivio).
1977 - Viene realizzata, dalla Pro Brisino alla Rossea, la zona sportiva, con campo di calcio, illuminato, e campo tennis.
1982 - Il grande quadro centrale della Chiesa è restaurato dal Padre rosminiano Arioli, il quale rilasciò la seguente relazione: “Il dipinto era privo di vernici. Il colore si presentava sbiadito, disseccato. Nella parte inferiore ampie chiazze di colore erano screpolate, arricciate, durissime. Qua e là qualche buco e squarcio. L'intervento di restauro imponeva la intelaiatura oppure il riporto su supporto rigido. Distacco della tela dal telaio. La tela era incollata ai margini del telaio ed in più era fissata da numerosi chiodi tutt’intorno. Staccandola, risultò incollata con colla debole su una tela a sua volta inchiodata sul telaio. Questa tela era morbida e a maglia fitta. La tela dipinta, dura, secca a maglia larga. Staccata la tela dipinta apparvero sulla parete posteriore numerose pezze, alcune incollate (le più piccole), altre incollate e cucite turavano buchi e lacerazioni estese. Soprattutto nella estremità inferiore la tela originale risultava mancante. Apparvero poi, moltissimi altri buchi e lacerazioni dissimulate, prima, dalla grande tela posteriore di protezione .Sulla grande tela di rinforzo inchiodata sul telaio vi era la scritta: Andrea Francinetti Pictora Gignesio P.us D. Albinus Costa a Brisino pingere fecit anno 1847 die prima martiri La scrittura è in caratteri corsivi e piuttosto irregolare.
Osservazioni - Risultò evidente che la tela dipinta aveva subito un ampio intervento di restauro. La tela originaria fu dipinta sul gesso, senza imprimatur. Doveva essere anche diritti assai debole perché le lacerazioni dovute alla tensione della tela e causate dall'essiccarsi del colore, erano numerose e vaste. L'intervento di restauro deve essere stato fatto, intervenendo poco tempo dopo la realizzazione del dipinto, dal momento che la scritta non apparve sulla tela dipinta ma su quella aggiunta nel restauro: quindi il restauro deve essere attribuito all'autore stesso del dipinto, il Francinetti. Ciò è comprovato anche dal fatto che non si avvertono zone di ritocco del colore che si sovrappone al primitivo. Probabilmente la tela originaria si squarciava già durante l'esecuzione del dipinto e l'autore corse ai ripari con rinforzi. In seguito si verificarono delle incrostazioni: alcune furono ritoccate senza stuccatura altre, le più recenti, restarono evidenti.
Restauro - Il dipinto fu protetto e rinforzato con carta incollata. Gli squarci maggiori e i moltissimi buchi furono riempiti con ritagli di tela somigliante alla tela originale. Sulla parte posteriore fu applicata una vernice forte ed emolliente, per assicurare il colore alla tela. Molti buchi minori furono stuccati dalla parte posteriore della tela. Poiché vaste zone del dipinto risultavano come trasparenti, sul rovescio della tela fu stesa una leggera mano di Stucco. La tela così trattata, ho creduto meglio fissarla su un supporto di legno - truciolato fissato, poi, sul primitivo telaio. Fu, poi, tolta la carta protettiva, fu compiuta la pulitura del dipinto, fu completata la stuccatura e, infine, si compì il ritocco e furono ricostruite le parti mancanti. P. Arioli. La volta della Chiesa viene completamente restaurata dal sig. Grimoldi di Stresa: vi collaborò anche il parroco. Tinteggiatura totale dell'interno e dell'esterno della Chiesa. Si ricava un piano superiore, adattandolo con gradoni e scala comoda d'accesso, nel soppalco in fondo alla Chiesa, per aumentarne la capienza necessaria soprattutto nel periodo estivo. Impianto di riscaldamento della Chiesa, ad aria forzata, alimentato con gas propano liquido.
1985 - Le tre campane di cui due fesse vengono rifuse dalla Ditta Achille Mazzola di Valduggia, e si realizza un nuovo Concerto di cinque campane:

1 Do Kg. 200 SS. Trínitati: offerta dalle famiglie di Brisino
2 Re Kg. 140 Maria e Virginì: offerta dai sigg. Villeggianti
3 Mi Kg. 100 S. Joseph: in memoria dì Domenico e Antonia De Giovanni, offerta dai figli
4 Fa Kg. 85 S. Albino: in memoria dì tutti i parroci, of¬ferta dal parroco.
5 Sol Kg. 60 Omnibus Sanctis: in memoria di Mario e Piera Ferrario, offerta dal figlio

Cella campanaria completamente rinnovata in tutte le sue strutture e con apparecchiature elettroniche. Le campane sono benedette solennemente, con grande festa, il 1° novembre. Un voluminoso e particolareggiato fascicolo riporta il rito solenne e tutto lo svolgimento con le documentazioni an¬che fotografiche. Impianto di sonorizzazione, in Chiesa, realizzato dal Geom. Enrico Ferrario
1986 - Il campo sportivo e il campo di Tennis alla Rossea.
1987 - Da tempo si auspicava il completamento della facciata della Chiesa, più volte imbiancata, ma altre spese urgenti e più necessarie l'avevano fatto procrastinare. Nel 1987, però, si decise di compiere l'opera. Da tempo il parroco era alla ricerca di un mosaicista che possedesse uno stile adeguato alla configurazione stilistica della facciata. Dopo lunghe ricerche si trovò il sig. Albano De Paoli dì Oselle, Carmagnola. Si presero contatti, si imposero a lui il progetto e le tinte. Il cartone delineato dal parroco fu accettato con entusiasmo dall'artista che, attenendosi anche al suggerimento delle tinte, lo realizzò il giorno 3 agosto, applicandolo alla nicchia dove del primitivo e approssimativo affresco non rimaneva più nulla. La solenne benedizione ed inaugurazione avvenne dom. 9 agosto, dopo la S. Messa. Le parole del parroco e la documentazione è raccolta in un fascicolo illustrato, conservato in Archivio.
1988 - Le Sante Missioni furono preparate da riunioni settimanali dei singoli Cantoni che furono riesumati nella denominazione e nell'antica divisione, per intensificare la partecipazione e per rinnovare la Fede lasciataci, come la più bella eredità, dai nostri Antenati. Si svolsero nella Chiesa Parrocchiale e nei Cantoni:
Mese di maggio 1988.
11 Preparazione in Chiesa 13 al Cantun d’Fund
12 al Cantun d’ Scuma 14 al Cantun d’ Mez
15 Giornata conclusiva

Ogni sera la Croce nuova, con gli stemmi e gli stendardi propri, disegnati e confezionati per l'occasione, venne portata processionalmente al Cantone designato, ove si tenne la Predicazione, seguita dalla S. Messa solenne, dalle preghiere comunitarie e da. quella propria del Cantone. Al termine delle sacre funzioni, ogni Cantone, nella sua serata, offri una festa di accoglienza e di fraternità agli altri cantoni, con abbondanza di dolci, di bevande e di serena letizia fraterna. A conclusione e a ricordo fu posta la Croce nuova sul fianco della Chiesa e fu consegnata ad ogni famiglia una ta¬voletta con la fotografia della nostra Madonna di S. Albino, al Cimitero. (fascicolo in Archivio nel casa parrocchiale).Il 15 di agosto, dopo la tradizionale Processione notturna che richiama, ogni anno, una grande folla dì fedeli dai paesi vicini e che è nota come manifestazione pubblica e devota dì Fede e di preghiera a cielo aperto, venne incoronata solennemente la statua della Madonna, sul carro trionfale. Dom. 16 ottobre, ore 17, si ebbe la Visita Pastorale di S.E. Mons. Aldo Del Monte, Vescovo di Novara. Calorosa fu l'accoglienza della popolazione e grande il compiacimento del Pastore della Diocesi al quale fu offerto, tra gli altri doni, il simbolo del Sinodo Diocesano, disegnato dal parroco e realizzato da Liduino Rizzolo. E... gli Antenati esultarono, misticamente partecipi, della totale e sentita comunitarietà della popolazione di Brisino.
E della commozione.
1990 - Ristrutturazione del piazzale antistante la chiese ed eliminazione della zona degli orti. Non mi trovò d’accordo era una zona verde e tale doveva rimanere. Oggi il centro di Brisino è come tanti altri paesi.
1991 / 95 - Non succede gran che, sono lontano da Brisino ormai da circa 35 anni, torno di tanto in tanto r tolte le feste patronali, tutto continua come prima con il dominio di una famiglia su tutto il paese. E poi parliamo della sicilia.
1996 /2000 - pavimentazione del centro del paese, il pavè.
2001 / 2006 - da aggiornare.

La vista di quella distesa d'acqua, accesa dal sole al tramonto e che aveva i colori del fuoco e della speranza, sciolse la sua lunga angoscia. Si sentiva anche tanto stanco. Era partito agile e giovane, come quel suo cucciolo d'uomo che ormai lo precedeva nel cammino degli ultimi spostamenti. Anche gli altri, i pochissimi rimasti con lui, si guardarono negli occhi. I primi a guazzare nelle acque furono i bambini. Decisero di fermarsi, di non avventurarsi più. Tacitamente concordi. Perlustrarono la zona e sul pendio trovarono piccole cavità che facilmente ingrandirono per ripararsi.E fu così che la notte, davanti all'ingresso per difendersi dal freddo e dagli animali, brillarono i primi fuochi. Sorrisero le stelle al lago bianco di luna. La tacita comune decisione di stabilirsi favori i contatti umani e il reciproco rapporto di collaborazione. Nel loro peregrinare avventuroso erano stati troppo intenti a lottare contro tanti elementi ostili, per sopravvivere. Come in un branco. Ora possedevano un territorio amico. Di buon mattino gli uomini e i ragazzi partivano per la caccia e per la raccolta di cibo: alcuni si addentravano nel bosco fitto, altri scendevano al lago. Intanto le donne, trascinandosi i più piccoli, procuravano legna per il fuoco, foglie secche per i i giacigli e raccoglievano bacche commestibili. Il pendio risuonava di vita. Agli stridi della fauna si aggiunsero i richiami umani. Acuti di esultanza per la preda. Gutturali invocazioni di aiuto. Modulati in accordo per il ritorno. E si ritrovavano dove la foresta aveva ceduto un piccolo piano alla radura. Per confrontare il bottino. E là si ritrovavano, accolti dalle ombre della sera inoltrata, a comunicare situazioni, a scambiarsi opportunità. Una sera qualcuno portò del fuoco e legna. Per prolungare la conversazione. Era nata la comunità. Prima del villaggio. Ma la comunità fece anche il villaggio. Insieme. I più anziani costruirono capanne con legname ed arbusti, poi le cinsero con sassi. I giovani, ormai addestrati, procuravano il cibo. Ed ogni sera serena, attorno al fuoco, nella radura, agli uomini si unirono le donne e i bambini, a guardare le ombre violacee dei monti, a sorridere all'argento del lago. Alla magia della luna. Usci qualche suono inarticolato di stupore. Poi i suoni si estesero in modulazioni più ampie. Divennero una cantilenante armonia che si fuse presto in un coro polifono e discorde. Era nato il canto, espressione immediata di poesia. E di¬venne poesia anche il sottofondo musicale della notte in con¬trappunto con l'arpeggio dei ruscelli. Il risveglio del bosco con cinguettii, strilli e stridi appar¬ve loro come una sinfonia, sul pentagramma del verde sfu¬mato dei bosco e l'azzurro del cielo. Era nato il senso estetico, a raffinare i sentimenti, a sor¬ridere alla vita. Le donne parlarono con i fiori. Cosi li trovarono, un giorno, altri gruppi di gente che a loro parve strana ma che accolsero con curiosità ospitale. Venivano da lontano ì Celti e parlavano una lingua incom¬prensibile ma, quando si intesero, assimilarono tante cose nuove ed utili. Perfezioneremo le loro tecniche rudimentali di caccia, allevarono animali e impararono anche a coltivare. E si amarono Nasce Bresino Brisino Quella notte di plenilunio il bosco era stranamente silenzioso. Quasi avesse trattenuto il suo notturno respiro ampio e profondo. Un giovane usci dalla sua capanna urlando di gioia e di timore. Accorsero dalle capanne. Furono accolti da un vagito insistente. La figlia del più forte dei nuovi venuti aveva dato una nuova vita al figlio dell'uomo più saggio dei primi abitanti. Fu festa al villaggio. Tutti vollero vedere il neonato. Tutti si prodigarono. Non si parlava che dì lui che strillava a perdifiato Eiiii, Eiiii, Eiiii,...,la giovane mamma, per consolarlo, gli faceva Brrrr, Brrrr, Brrrr..., suoni si composero in Brrreiiii, e tutti ripresero le quotidiane occupazioni e, ridendo ripetevano «Brrey»., e Brey crebbe forte e saggio, acquistandosi l'ammirazione e l'affetto di tutti, distinguendosi fra tutti; divenne l'animatore della comunità, consigliava i più giovani, soccorreva i bisognosi, metteva braccia e cuore a disposizione di tutti. Il piccolo villaggio era diventato una grande famiglia che coraggiosamente affrontava i venti e le frequenti tempeste. che riprendeva con fiducia il duro lavoro quotidiano che insieme piangeva le sventure e la morte. Nella pace della sera si ritrovava unita nella radura. E il fuoco che ardeva nel mezzo, con rapidi bagliori psichedelici, ridava ai loro volti sempre affranti, spesso solcati da lacrime, la forza della speranza. Sì guardavano negli occhi. i bambini, sfrugliando i tizzoni con rami di ginepro, sollevavano ridde di monachine che avvolgevano le volute delle fiamme. Brey, ancora a denti stretti intonava una nenia, prima sommessa, poi corale. Aperto preludio al nuovo giorno. Brey aveva anche stabilito, in accordo con tutti, di seppellire i morti in un'area delimitata, con un segno distintivo particolare: ai margini della radura, davanti al «prato di mezzo», ripulito e verdeggiante pascolo comune. E cosi furono ricordati incidendo i nomi su le stele di sasso Askonetio Pianu, Kiketu Retalos, Exobna Diuconis, Luto Artonis e tanti altri. Per ricordarli Brey propose di ritrovarsi tutti insieme con fiaccole accese, nel campo dei morti, ogni anno, di sostare e parlare con loro. Nel silenzio della notte prima del plenilunio del grande caldo. Quando gli alberi portavano i frutti e i rosolacci accendevano il grano. Da allora, ogni anno. Fino ad oggi: il sedici di agosto. Una sera fredda a Brey mancarono le forze. Aveva lavorato tutto il giorno nel bosco, in mezzo alla neve. Si sentiva un forte calore in testa e le ossa tremavano dal freddo. Delirò. I parenti ascoltavano le sue parole come profezie. Nella radura si ergeva verticale un masso, come una mano rivolta al cielo. Ai suoi piedi, di fronte al lago, dove si radunavano, la sera, attorno al fuoco, là fu sepolto. Perché fosse sempre presente. Da quel giorno al più forte e più saggio fu dato, com’eredità comunitaria, il nome di Brey. Fu, cosi, assicurata la continuità della vita laboriosa e pacifica che quotidianamente si svolgeva nelle occupazioni stagionali e domestiche. Frequenti erano diventati i contatti con gli altri gruppi sparsi poco lontano e sul versante opposto. Senza turbare la sofferta tranquillità di una vita dura e faticosa. Ma una sera, mentre si preparava il fuoco, vicino al masso di Brey, nella radura, giunse trafelato un giovane della tribù vicina di Broeli, con una notizia che allarmò il villaggio. Stavano avvicinandosi uomini armati, comandati da un uomo vestito di ferro che imponeva la sua legge. Si chiamavano Romani ed erano forti e potenti. Spesso prepotenti. Posero l'accampamento sull'altro versante e obbligarono gli uomini dei villaggi vicini, di Broeli, di Resterpeno e degli altri più piccoli, a tracciare strade, mentre essi, con scorrerie, si procuravano il vettovagliamento. Giunsero anche nel territorio di Brey, accolti da stupore e da timore. Ritornarono altre volte nella «insenatura di Brey», che nella loro lingua suonava «Brey sinus». Avevano, forse apprezzato l'unione pacifica di quella gente che sì presentava come una seria e grande famiglia. Venne anche il loro capo, Calpurnio, che invitò quello strano gruppo che, inerme, possedeva una forza a lui sconosciuta, ad assistere a speciali esercitazioni della loro forza. Già da tempo non combattevano vere battaglie, ma non rinunciavano ad addestramenti guerreschi. I nuovi arrivati non si mossero più dalla zona che fu progressivamente romanizzata: nuove leggi e nuovi costumi furono assimilati, rafforzando l'unione della comunità di Brey.
E quando, un giorno, un gruppetto di pellegrini venne a parlare loro, finalmente, di pace e di amore, di un Salvatore, di un Cristo, venuto dal cielo per insegnare una nuova legge di perdono e di bontà, furono facilmente avvinti dal nuovo messaggio. Capirono che il dio Sole non era buono come il Padre di Cristo, che gli dei di Roma erano falsi e bugiardi, che gli eserciti di Roma non erano forti come quel Galileo appeso ad una croce. Non dovettero fermarsi molti giorni quei pellegrini, per farli credere in Cristo. A sera, attorno al fuoco o nella calda umidità delle capanne non si parlava più alle stelle e alla luna. Si invocava Cristo e il Padre di tutti gli uomini, il Creatore e il Signore dì tutto. Le donne insegnarono ai loro bambini, nei momenti dì tenerezza e di effusioni infantili, che lassù, oltre l'azzurro c'era un altra mamma. Quella di Gesù, il Cristo. Che era pure loro madre, perché Gesù era loro fratello e che Brey, che era stato buono e generoso, era certamente nelle braccia di Gesù e di Maria. Cosi il masso di Brey divenne il loro primo altare, su cui posavano dolori, fatiche e speranze. In un offertorio quotidiano gradito a Dio, al vero Dio, a cielo aperto, nell'immensa casa di Dio. E là furono battezzati seguaci di Cristo da altri pellegrini che si susseguirono a parlare di Gesù, dei suoi miracoli, della sua Chiesa. Anche altri uomini, per lo più prepotenti, si susseguirono nella zona e giunsero fino a Brey sinus. Anche un gruppo di uomini, messi al bando banditi loro borghi e villaggi con le loro famiglie, si stanziarono nella felice insenatura ma non si fusero completamente con la gente di Brey: mancavano loro le radici remote, le sofferte vicissitudini, le consuetudini sociali, i sentimenti che Brey aveva vissuto ed insegnato. Non passò molto tempo che, attorno al masso, dopo la preghiera domenicale e stimolati dal presbitero, che sempre più spesso li visitava, decisero di costruire una piccola Casa del Signore. Il masso di Brey fu la pietra angolare, quasi pala d'altare. Così crebbe la Fede, crebbe la popolazione: il villaggio era ormai un piccolo paese. La cappellina non fu più sufficiente. Quando fu iniziata una nuova chiesa più grande, più degna del grande Iddio, volendo mantenere l'identità, incorporarono la primitiva cappellina. E il masso di Brey. La nuova chiesa si riempiva sempre più. Si dissodava ogni appezzamento di terreno, conquistandolo al bosco e al pendio. Così la gente di Brey si trovò, per lungo e lento spostamento, accentrata verso l'alto, a destra, uscendo dalla Chiesa: gli altri verso l'alto a sinistra. Non fu una separazione dolorosa, perché avvenne quasi naturalmente, per necessità logistiche e di lavoro. Ma, come è triste destino delle relazioni umane, i ricordi si affievolirono. i contatti diradarono. Non si conobbero che per contrastarsi. Anche nelle fiabe qualche striatura di buio non turba gli azzurri: rende più vivide le luci. Senza ripudiare né dimenticare il passato, ognuna delle due comunità si costruì una chiesa propria, per dimostrare la propria Fede e per facilitare la frequenza alle sacre funzioni. Dicevano... allora. Per non spezzare totalmente le radici, si accordarono di Seppellire i morti indistintamente attorno alla primitiva chiesa. Perché, almeno i morti, fossero ancora tutti insieme. Per suggellare l'intento di non svellere le radici, promisero di ritrovarsi ogni anno, nel giorno freddo ma glorioso dei Morti, tutti insieme nella radura. Per pregare insieme. Viventi e defunti. E lo fanno ancora oggi. La parola «oggi» purtroppo uccide la fiaba. E la fiaba deve finire. Ma potrebbe continuare. Perché la fiaba è il risvolto poetico della storia. Ed è forse la più bella realtà umana. Noi preghiamo Dio e Brey, perché continui. Sarà la storia più vera ed anche la più bella.«... e vissero felici e contenti»: cosi finiscono le fiabe. E vivranno felici e contenti. Cosi potrebbe continuare la nostra fiaba. La fiaba di Brey sinus.

Stesura incompleta
1a Correzione maggio 2006.

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