Una persona può scrivere, ma sono necessari molte altre persone capaci e competenti per farti ricordare o ricordarti, per infondere vita al racconto , dargli un senso e diffonderne il ricordo. Negli anni che ho impiegato a raccogliere il materiale, ho ricevuto l'appoggio di molte persone, alcune non ci sono più, ( come la generazione dei miei genitori) alle quali sono profondamente grato hanno contribuito a fare questo testo ed hanno arricchito con i loro ricordi e consigli la mia vita. Dai primi appunti di questo testo, risalente al 1954, ho avuto la fortuna di averli avuti al mio fianco e sono profondamente grato a ciascuno di loro.
Mio padre. Cesarin anche te ne sei andato nel lontano 1971, Grazie per la tua incredibile dedizione che mi hai riservato e nell’avermi aiutato capire e ricordare. Mi ricordo alla Spelonca, quando parlavi in Tarusc, mi raccontavi l’esperienza dei tuoi vecchi e dove trovare il materiale per quella mia idea bislacca che era di scrivere e raccontare il Tarùsc e le nostre tradizioni, e quello che girava intorno. Grazie per aver condiviso il mio entusiasmo mentre stendevo i primi appunti. Non immagini nemmeno quanto tu sei stato indispensabile. Voglio aggiungere che sei stato il mio migliore amico, senza di te non sarei mai partito, per la mia lunga avventura della mia vita, alle 8 di sera del 16 marzo 1956, per Parigi.
Mia madre. Irma non ci sei più dal 1991, grazie per aver piantato i semi dai quali è nato questo libro. Sei stata la mia prima maestra e anche la migliore. Le prime curiosità sul Tarùsc, li tuoi appunti sulle tradizioni, sulla cucina, sulle erbe ed i rimedi di mamma Gin vengono da te, che gelosamente le conservavi. Non sono state solo le tue parole quanto piuttosto le tue azioni a formarmi e ricordare. Ti ringrazio per le tue preziose lezioni, per l'umiltà, la bontà e l'amore con cui me le hai insegnate.
Paolo ed a Teresa (che ci ha lasciato), per la raccolta di alcuni libri vecchi calendari e documenti; che mi hanno aiutato raccontandomi quello che si ricordavano sull’argomento. Paolo. Ti sono profondamente grato perché sei una delle rare persone che cercano sempre ciò che c'è di buono in ogni cosa ed in ogni situazione. Grazie Teresa per i tuio calendari, anche tu ci hai troppo presto lasciati, grazie.
Zia Domenica, per la tua incredibile perseveranza nel cercare di migliorare e di andare altre al passato, mi sei stata di grande insegnamento, la prima ad emigrare in una Torino non ospitale ed astiosa. Di aver condiviso il mio entusiasmo mentre stendevo questi appunti, nelle serate che ho passato con te e con zio passando per Torino.
Zia Santina, ti sono profondamente grato per la gioia che esprimevi quando passavamo a trovarti a Meina. Sei stata l’ultima persona con cui scambiavo qualche parola in Tarùsc quando ci sentivamo al telefono, le tue parole erono un modo per farmi sentire a casa.
Zio Renaldo. Sei l'amico che tutti avrebbero dovuto avere, la tua sofferenza mi ha fatto capire molte cose, eri per me una figura sempre presente e pronta a regalare un sorriso.
Zio Zaverio. Il primo degli zii che se ne andato. Arrivavi a Brisino con la tua Balilla e poi la Lancia, sempre sorridente ed enigmatico. Tu mi hai spinto a cercare nuova possibilità e mi hai aiutato a trasformare in realtà la mia voglia di viaggiare.
Linda Cerri, per l'affetto. e il sostegno che mi hai offerto con le tue lunghe telefonate dove ti chiedevo di ricordare. Linda e Felice, la vostra è stata una bella storia d’amore.
Linda e Franco , per avermi fornito nuove idee e per l’aiuto dato a mia madre. Franco il primo abruzzese entrato in famiglia.
Bruna e Jean. Ho apprezzato ed apprezzo la vostra discrezione e la dedizione che avete avuto verso mia madre, per l'entusiasmo che avete verso la vita e per la Vostra amicizia.
Sono profondamente grato a ciascuno di voi. So che avete fatto di tutto per rendere il mondo un posto migliore e reputo un onore avervi come amici
Al termine della prima stesura molte persone della famiglia non ci sono più, zio Zaverio, mio padre, Felice, Zia Domenica, mia madre, zio Rinaldo, zia Santina e MariaTeresa che ricordo con amore.
Qualunque cosa tu possa fare,/ o sognare di fare,/ incominciala /
l’audacia ha in se / genio, potere e magia / incomincia adesso.
W. Goethe
Lettera aperta,
a Lara, Alessandro, Fiorella, Guido e Rosalba (o Rusina come ti chiama tua sorella) vi dedico la lettera mai inviata a Rosalba quando aveva 9 anni (era il 1999 scrivevo, domani sarà l’inizio del nuovo millennio), per gli auguri per un capodanno di cinquant’anni dopo. La dedico a te perché sei la più piccola, ma è dedicata a tutti voi. Ti mando gli auguri di Capodanno perché tu li legga e tu li conservi e le rileggierai quando saranno passati cinquant’anni da oggi, nel 2049, “ Cent’anni prima io avevo come te 9 anni. Allora era appena finita la seconda guerra Mondiale, i mezzi comuni di trasporto: la carrozza con il cavallo per i più ricchi, il treno e il bastimento con le tre classi ben distinte”. Il fascismo ci aveva portato in eredità una sconfitta e milioni di morti. Il secolo che si era chiuso è stato il secolo delle catastrofi, dei 170 milioni di morti, di due guerre mondiali, delle infinite guerre coloniali, dello sterminio degli ebrei e degli oppositori di Stalin, di Pinochet, dei regimi fondamentalisti, la questione palestinese, di 200 milioni di bambini che soffrono la fame e che forse molti di loro non arriveranno al terzo millennio. Di premi Nobel, che avevano affamato e fatto ammazzare milioni di persone.
Oggi tu hai 9 anni, non sai che cosa sia veramente Capodanno, non perché tu non lo capisca e che non te ne rendi conto, e mi sembra giusto, con il nuovo anno entreremo nel nuovo millennio. Non sai che in questo primo ed unica metà inizierà il nuovo secolo ed il nuovo millennio, il terzo. Quando anche questa prima metà sarà passata “ un soffio” tu avrai 58 anni, come i miei 58 anni: sarai nonna; avrai figli forse nipoti che avranno l’età che tu hai. L’augurio che la tua generazione possa superare le barbarie create dalle nostre. Sono convinto che con la tua fede di giovane, che era anche la mia, la tua fede farà una nuova storia, possa la storia non fermare la tua fede.
Tu potrai guardare indietro / leggere come in un libro in questo libro / per noi è chiuso / di cui appena potremo leggere il frontespizio e forse qualche pagina.
Che cosa è stato di noi? / Dove andammo? / Tu sarai. / Voi ci sarete. / Solo pensando a te, / varcati questi cinquant’anni, / si possono dire parole di speranza: / come di chi ha varcato il fiume ed è all’altra sponda.
(Villa Caldari Dicembre 1999).
Stesura incompleta
1a correzione giugno 2000.
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